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IL SIGNORE DEGLI ANELLI: LE DUE TORRI regia di Peter Jackson

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Invia una mail all'autore del commento Elly=)     9½ / 10  16/12/2010 16:07:47Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Così come l'originale trilogia letteraria di J.R.R. Tolkien, l'adattamento di Peter Jackson de "Il Signore degli anelli" risulta meglio comprensibile come un'unica lunga opera. Visti uno dopo l'altro, infatti, i 3 film ("La compagnia dell'anello", 2001, "Le due torri", 2002 e "Il ritorno del re", 2003 scorrono quasi senza interruzioni, dallo spettatore prologo all'epico finale. D'altronde si tratta di un'opera che ha stabilito record in ogni aspetto: dalle modalità di lavorazione (le trwe parti sono state girate nell'arco di 16 mesi) allo strepitoso successo che ha ottenuto. Fino ad oggi il film ha incassato quasi 3 miliardi di dollari al botteghino, più di tutte le altre trilogie, superando quella di "Guerre stellari". Secondo alcune stime la serie ha realizzato almeno la stessa somma con le vendite di DVD; se si parla di merchandising, il prodotto interno lordo della "Terra di Mezzo" comincia a rivaleggiare con quelli delle vere nazioni. Ma soprattutto Jackson è riuscito a stupire sia i contabili che la critica. Ognuno dei 3 film ha scalato le classifiche, e la serie ha accumulato complessivamente le candidature a 30 Oscar, vincendone 17 (raggiungendo così "Ben Hur" e "Titanic". L'Oscar per gli effetti speciali è stato giustamente assegnato a tutti e 3 i film, che sono pieni di animali e battaglie sconcertanti, in un crescendo di spettacolarità. Ma il personaggio che ha colpito maggiormente l'immaginazione del pubblico è stata al tragica figura di Gollum. Lacerato nel corpo e nella psiche della sua dipendenza dal potente anello, Gollum attraversa emozioni che vanno dall'odio per il mondo e se stesso, a una morbosa allegria (per esempio nella scena in cui cattura e divora un pesce). Basato sulla recitazione dell'attore Andy Serkis, il personaggio è stato completamente costruito al computer, risultando tuttavia estremamente credibile. Ed è forse questa la maggior conquista di Jackson: essersi ricordato che la spettacolarità e l'uso della tecnica non sono sufficienti per realizzare un grande film. Malgrado la quantità di bizzarre creature che affollano le scene, i personaggi risultano davvero umani e credibili. Gollum ha i suoi rimpianti, cerca di resistere alla malvagità e si prende gioco del "grasso hobbit" Sam. Il mago Gandalf, perfettamente interpretato de Ian McKellen, è un personaggio potente e autorevole, ma sembra a tratti un vecchio zio cattivello; gli hobbit Frodo (Elijah Wood) e Sam (Sean Astin), dapprima avventurieri coraggiosi e sempliciotti, divengono dei veri eroi accettando la terribile verità sulla loro missione. Gli scenari risultano memorabili quanto i personaggi. La trilogia è stata realizzata nella terra natale di Jackson, la Nuova Zelanda, i cui straordinari paesaggi hanno avuto bisogno di pochissimi ritocchi digitali. Una scena fra le più suggestive della fase finale è quella dell'accensione dei fari:; in un crescendo musicale, l'inquadratura passa da una cima montagnosa all'altra mentre le fiamme lambiscono il cielo, con un effetto mirabolante. Jackson e i suoi collaboratori Fran Walsh e Philippa Boyens sono riusciti a condensare un'enorme massa di elementi in un flusso narrativo perfettamente scorrevole, apprezzato anche dagli estimatori più fanatici del romanzo di Tolkien; i pochissimi (e necessari) tagli al testo originale sono stati contestati solo da una ristretta minoranza di puristi. Malgrado l'ampiezza e la complessità del racconto, Jackson riesce a mantenere viva l'attenzione sulle relazioni fra i personaggi e sulle loro decisioni. L'amicizia e il sacrificio disinteressato prevalgono, in un'atmosfera d'incombente mortalità. Le scene finali mostrano che la vittoria può essere un atto di nobiltà, anche se talvolta il prezzo da pagare può essere molto caro. Durante la Prima Guerra Mondiale Tolkien visse l'esperienza della guerra in trincea, vedendo morire molti dei suoi compagni: difficile non trovare dei paralleli fra quei tragici ricordi e il tono malinconico che domina la conclusione della trilogia. Per molti lo spirito del film non è infatti nella maestria registica delle scene d'azione, ma nell'attimo di quiete in cui Gandalf consola Frodo, angosciato da un destino che lo lega a eventi così terribili "Vale per tutti quelli che vivono in tempi come questi, ma non spetta loro decidere; possiamo solo decidere cosa fare con il tempo che ci viene concesso". E' grazie a momenti come questo che il blockbuster di Jackson assume la sua statura di capolavoro.