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IT: CAPITOLO 2 regia di Andy Muschietti

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Carloxxx     5 / 10  21/09/2019 17:27:38Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Tutte le volte che sento la parola "IT", tornano nella mia mente ricordi d'infanzia: quando vidi per la prima volta la
miniserie televisiva di Tommy Lee Wallance ,rimasi terrorizzato a tal punto da non dormire alla notte. Ora a distanza di 30 anni dalla realizzazione del film tv ,mi trovo a giudicare questo remake nel quale avevo riposto troppe
speranze,confidando nel fatto che il budget per la pellicola e il cast fosse di tutto rispetto.
Parto con il dire, che ho letto anche il libro perciò, risulta molto facile trovare grosse lacune nell'ultimo film.
Affidare la trasposizione di un libro mastodontico ,nelle mani di un registra semi sconosciuto come Muschietti ,era un suicidio già annunciato.
Il problema, secondo la mia opinione è che Il regista ha concentrato tutti i suoi sforzi per ricreare quella spaventosità del personaggio principale tralasciando aspetti e sfumature del libro.
Tim curry ha reso celebre una serie tv grazie alla sua interpretazione, ma non tutto ruotava su di lui;
per carità, grazie al trucco e una buonissima recitazione di Bill Skarsgård,in questo nuovo rifacimento la caratterizzazione del clown è riuscta pienamente, ma il resto del film è un mucchio di jump scares e qualche scena gore.
Dov'è quello stato di tensione che si percepiva in parte nel film del '90?, dove sono le descrizioni visive delle paure ,dei disagi più intimi dei bambini e nella loro fase adulta?, dov'è Derry con i suoi abitanti posseduti da IT?
tutto ciò non è presente nella pellicola, e con questo è già una bocciatura per me.
Nel romanzo (se Muschietti l'avesse letto),Stephen King descrive minuziosamente con una infinita prosa: cos'è l'amicizia, il senso di appartenenza ad un gruppo, la spensieratezza accompagnata dall'immaginazione dei ragazzi, che materializza le
immagini in mostri di cui It assume le forme.
Nella seconda parte dell'opera di King, anche nel momento dell'età adulta la banda dei perdenti sono afflitti da paure e sofferenze ma di altro genere anch'esse descritte nel dettaglio.
Insomma Muschietti ha realizzato un lungometraggio abbastanza curato nella regia (solo lato tecnico) e il montaggio,
cercando di trovare un filo logico in tutto ,ma è un opera preconfezionata e sbattuta davanti al pubblico a discapito del contenuto,cioè tutta la componente psicologica è l'introspettiva del gruppo dei ragazzi.
Voglio dare un punto in più per, le risate che non ho saputo trattenere, grazie alla comicità dei personaggi di "Richie" e "Eddie" che in in horror possono esserci, ma non abusarne all'inverosimile come invece è accaduto, dove certe scene si
sono trasformati in puri sketch di commedia.
Il libro è un opera "infinita" mentre il film è una cosa "fatta e finita"; intendo dire che nel primo si vuole dare spazio alla fantasia all'immaginazione di ciò che si descrive, e in questo King è un maestro. In un film è difficile se non impossibile trovare questo; figuriamoci in questo di Muschietti.
Dico questo perchè il titolo del romanzo "IT" indica il pronome personale inglese usato per le cose che non hanno un'anima e che non appartengono alla categoria umana: Pennywise, infatti, non è umano, ma è "qualcos'altro"; è un cane randagio, è un lebbroso che vedi per strada, è l'uomo nero giù in cantina ,è una luce ; la luce dei morti dove non devi fissare lo sguardo...sono le nostre paure.


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