Ciumi 8½ / 10 25/09/2009 17:48:15 » Rispondi Sarò ingenuo, ma a me i miracoli continuano a commuovere. Soprattutto quelli umani di chi ha pazienza e ci prova a farli, non con la magia ma con il lavoro e la passione. “Anna” è un film sulle possibilità della donna e dell’uomo, sulla costanza e sull’importanza d’un giusto modo d’educare e d’amare. Coloro affetti da handicap non solo andrebbero compatiti, ma innanzitutto affiancati, abituati alle cose della vita, istruiti, attraverso una duratura complicità, fatti crescere anche loro. Accompagnati fuori da quel “paese del buio e del silenzio”. E, magari, entrarvi prima noi, cauti, accendervi qualche lampadina, sedere accanto a loro, ascoltare, parlargli.
amterme63 16/12/2010 22:50:19 » Rispondi Sinceramente, Maurizio, questa è la prima volta che non mi trovo d'accordo con te. Anna fa di tutto fuorché entrare nel mondo di Elena (piuttosto gli impone il suo), poi il metodo che usa non è certo cauto o delicato. Certo è una coercizione a fin di bene (quella che piace tanto agli statunitensi). Che poi sia più importante piegare un tovagliolo che rispettare i ragazzini di colore che vogliono giocare, la dice lunga su ciò che si vuole conti di più. C'è poi troppo zucchero in questo film. Il lieto fine è troppo forzato. Tutto è costruito apposta per commuovere. Le intenzioni sono enunciate in maniera fin troppo didascalica, tanto da apparire forzata. Avrei preferito più distacco. Mi sono perso il film di Herzog. Ecco, lui penso che avrebbe trattato la materia in maniera più realistica e spassionata. Comunque l'attrice che ha interpretato la bambina è proprio brava.
Ciumi 17/12/2010 17:29:52 » Rispondi Luca, tutte le cose che hai detto le condivido (dunque ci troviamo ancora d’accordo). Se ripenso al film, ora come ora mi risponderei al commento più o meno allo stesso modo. Il voto generoso, un po’ così, era un voto al bel film, ben recitato e ben costruito. E’ vero, Anna non entra nel mondo di Elena, le impone il suo, ma è pur sempre un luogo più abitabile rispetto al non-mondo in cui l’avevano lasciata i suoi genitori, dove Elena perlomeno è viva. Forse, più dignitoso per chi ne resta alla soglia, piuttosto che per chi vi abita, nel luogo dove, veramente dentro, non la si può accompagnare. Non immagini quanto io non condivida l’educazione coercitiva che propone il film. Allo stesso tempo però, credo che un’educazione distratta, molle, rivolta a trattare il figlio come un oggetto incapace, sia forse ancora più dannosa. Insomma, il film tocca un argomento e una situazione troppo delicate per essere affrontate con la finzione, per di più di stampo hollywoodiano. E dunque, per “riscattarmi”, ti consiglio un film di Truffaut, molto bello, distaccato ma profondamente attento e sensibile al problema (del resto il regista questa sensibilità l’aveva già dimostrata ne ‘I 400 colpi’), che al contrario di “Anna” denuncia proprio questo tipo di educazione coercitiva; s’intitola “Il ragazzo selvaggio” - l’hai già visto?
Poi c’è “Il paese dell’oscurità e del silenzio”, uno dei migliori documentari che mi sia capitato di vedere, commovente davvero: vedilo Luca, e il tuo voto ad “Anna” scenderà ancora, come nella mia testa è sceso il mio.
amterme63 18/12/2010 21:35:00 » Rispondi Grazie tantissimo per la risposta, Maurizio. Mi ero scordato di dirti che comunque il tuo commento era molto sentito e molto bello. Sono materie molto delicate e che colpiscono molto la sensibilità. Del resto queste persone hanno una vita così problematica e ridotta a termini così limitanti che è difficile farsene un'idea. Il film di Herzog è da tanto che lo voglio vedere, solo che non lo riesco a trovare in biblioteca e neanche tanto facilmente nei negozi di dvd di provincia. Beh, mi toccherà fare qualche strappetto alla mia "rigida" etica.... ;-) Alla prossima Mau. Ciau.