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ANNA DEI MIRACOLI regia di Arthur Penn

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amterme63     6 / 10  16/12/2010 22:35:27Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
E' il classico film americano vecchio stampo, a matrice etica e didattica. Anche in questo caso assistiamo a una sfida sociale-umana vinta; al contrasto fra due punti di vista, uno più duro e uno più morbido, che alla fine si incontrano e si sintetizzano; ad un percorso che si snoda fra antefatto, lotta, difficoltà che paiono insormontabili, molta trepidazione e infine il successo e il riscatto. In particolar modo nella sceneggiatura di questo film sono molto palesi i passaggi che scopertamente cercano di rappresentare posizioni o opinioni ben precise, rendendo la storia e le scene a volte forzate, poco spontanee o addirittura prevedibili.
La storia comunque è toccante e non lascia indifferenti. E' la storia di Elena, una bambina sordo-cieca che ha la ventura di nascere in una famiglia ricca (almeno questa piccola fortuna l'ha avuta) nel sud degli Stati Uniti a fine ‘800. I suoi genitori non sanno capirla, non sanno educarla, non sanno come comunicare con lei. Viene su viziata, testarda, violenta e selvaggia. Chiamano una giovane istitutrice con precedenti di cecità e sofferenza, la quale sottopone la bambina (e i genitori) a una cura fatta di imposizione e autoritarismo, usando all'occorrenza anche le cattive maniere.
Il presupposto ideologico del fim è che l'anarchia nei comportamenti e la libertà assoluta sono negativi e controproducenti. C'è una visione svalutante del naturale e del primitivo. Viene dato grande valore all'apprendimento delle regole sociali di comportamento (stare seduti composti, mangiare con il cucchiaio, piegare il tovagliolo, essere educati e ubbidire a una autorità). In più si mira a introiettare le regole nella coscienza della persona e a fare in modo che queste regole vengano sentite come una necessità e non come un'imposizione. "Imparare", "comunicare" significa adeguarsi e sottostare agli standard collettivi, i quali vanno fatti capire anche a chi non ha i mezzi per poterli percepire da solo.
C'è quindi (come in moltissimi film americani) la legittimazione dei mezzi autoritari e forti se a fin di bene. Ovviamente si ritrae la persona che si arroga il diritto di decidere sugli altri come una persona bella, dotata, piena di buona volontà e di belle intenzioni. Le si danno caratteristiche che commuovano o colpiscano lo spettatore in maniera positiva.
Non mancano nella vicenda le difficoltà, i passi falsi, gli ostacoli, le sfide impossibili. Alla fine però tutto lavora per il successo e il lieto fine, con tanto di riconciliazione generale e festa dei buoni sentimenti.
La trasformazione di Elena appare alla fine fin troppo strabiliante e improvvisa. La lotta di Anna l'educatrice è stata dura e lunga e purtroppo a volte anche un po' noiosa per lo spettatore. Certi suoi discorsi poi appaiono decisamente forzati e poco spontanei.
Il film però potrebbe suggerirci qualcosa anche oggi, in cui educazioni troppo arrendevoli e vizianti stanno facendo crescere numerosi bamboccioni travestiti da piccoli selvaggi e primitivi. In effetti non farebbe male un po' più di rispetto delle regole collettive e di educazione alla convivenza civile (non tanto saper piegare un tovagliolo).
Di bello nel film c'è soprattutto la regia di Penn che per l'occasione fa largo uso delle dissolvenze. Strabiliante è però l'interpretazione dell'attrice che interpreta Elena. Incredibile! Bravissima. Sono rimasto a bocca aperta.