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CATCH ME IF YOU CAN - PROVA A PRENDERMI regia di Steven Spielberg

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amterme63     5½ / 10  02/08/2010 22:35:19Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
E' una commedia carina e piacevole basata su di una storia realmente avvenuta. A cavallo degli anni 60-70 un ragazzo minorenne riuscì a farsi passare per co-pilota di aereo, per dottore e poi come aiuto-avvocato senza avere la minima esperienza o conoscenza di questi mestieri. Inoltre riusciva a vivere spacciando assegni falsi e cambiando spesso identità. Addirittura era quasi riuscito ad impalmare la figlia di un ricco avvocato.
Dopo aver visto cosa ha ricavato Spielberg da una storia vera, mi sono detto: no, stavolta non gliela perdono! Non è sufficiente la grande eleganza e la bravura tecnica elargite a piene mani, non basta il risvolto leggero e satirico dato alla storia, che la rende piacevole e divertente. La riduzione di tutta la vicenda ad apologo smaccato della famiglia con tanto di retorica (la festa del natale, l'ammirazione per il padre, il rancore per la madre 'traditrice', il fatto di non esistere se non all'interno di un nucleo familiare) mi ha un po' disgustato, giusto per il fatto che il reale è molto più imperfetto, molto più vario e non si esaurisce solo in stereotipi accettati quasi acriticamente e in maniera a dir poco fideistica.
Ma si sa, è la fissa di Spielberg. Lui stesso bambino di una famiglia prestosi sfasciata, ha portato in tutti i suoi film l'ossessione per l'istituto della famiglia, riproducendola in ogni film, compresi quelli di fantascienza.
Peccato davvero per questo sentimentalizzazione forzata della storia. Per fortuna che c'è anche qualchecos'altro. Intanto come in Sugarland Express si cerca di dare umanità e giustificazione anche a chi è "criminale" (e non è poco in un paese giustizialista come gli Stati Uniti). Inoltre a suo modo il protagonista assurge a simbolo della forza di iniziativa e di inventiva delle singole persone che è l'anima e il vanto della nazione americana. Il nazionalismo arriva anche a dipingere le prigioni francesi come dei lager, con il protagonista che non vede l'ora di tornare in una prigione americana (!).
D'altra parte non si lesina una certa dose di satira (per altro leggera) anche alle istituzioni americane, al disinteresse e al pressappochismo della gente. Infatti il protagonista riesce a farla franca anche con troppa facilità. Il personaggio del giovane falsario è interpretato senza infamia né lode da Leonardo di Caprio.
Il personaggio più interessante è però quello del commissario, interpretato da Tom Hanks. Votato esclusivamente al suo lavoro, fissato nell'acciuffare falsari, non si interessa dei piaceri della vita o di altre distrazioni. Il suo carattere è lasciato volutamente in ombra e per questo diventa molto interessante e intrigante. Dice di avere avuto famiglia, ma non viene mai mostrata, lasciando nello spettatore qualche dubbio.
Ad un certo punto questi due personaggi sbandati (perché senza famiglia) finiscono per attrarsi/respingersi reciprocamente in maniera quasi affettiva. Viene in pratica riprodotto il classico schema hollywoodiano dell'amicizia virile (vista spesso come sublimazione dell'omosessualità).
Non è solo questo il richiamo alla grande tradizione classica di Hollywood, un po' tutto il film è un esplicito omaggio al cinema degli anni 50-60, a quello di Hitchcock e alla serie di James Bond.