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LETTERA DA UNA SCONOSCIUTA regia di Max Ophüls

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Invia una mail all'autore del commento NotoriousNiki     8½ / 10  13/11/2014 18:17:48Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
10 anni dopo l'esilio, la fuga ed un approdo ad Hollywood che gli è costato un film, 'Re i Esilio', snaturato dalla sua linea di coerenza, finalmente riprende il discorso aperto con 'La signora di tutti' e 'Tutto finisce all'alba', impianto narrativo si rifà ad una lettera motore che innesca i flashback di questo tragico amore, supplizio per la protagonista, corrisposta in maniera meno partecipata dall'amato donnaiolo.

Soggetto seminato di mine, quello del patetico, un copione che in mano al 90% dei colleghi ad Hollywood avrebbe procurato un fiume di lacrime in sala mentre con Ophuls, perennemente sintetico (gran parte delle sue opere non supera h 1.20) distaccatosi dalle rigide strutture hollywoodiane cui vigeva non viene meno ai suoi precetti d'autore e ne realizza un film coerente col suo stile e suoi temi. Virtuosismo narrativo audace ma nulla in confronto a ciò che realizzerà al suo ritorno in Europa ('La ronde' e 'Il piacere'), i primi film ad episodi che poi invaderanno anche la commedia italiana negli anni '50, sottilmente evocati da raffinati fil rouge che solo un regista così maniacalmente composto e avanguardieristicamente influenzato poteva realizzare.
Frazionato in 3 lunghi atti, la miglior Fontaine post Hitchcock è creta in mano ad uno scultore, modellata nell'eroina dell'amore sano, romantico e innocente, e come spesso accade talmente obnubilate in un amore che credono di consumare ma che invece è lui che consuma loro, disarmandole di tutto

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