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MIDSOMMAR - IL VILLAGGIO DEI DANNATI regia di Ari Aster

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Zazzauser     6 / 10  12/02/2020 14:55:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ad Ari Aster va riconosciuta l'ambizione di svecchiare l'horror, privandolo di molti suoi tratti tradizionali, imponendo una propria autorialita' e manifestando una cifra stilistica sempre ben presente. Il suo cinema, anche a vedere il suo precedente Hereditary, ruota attorno alla relazioni interpersonali, alla famiglia, all'elaborazione del lutto e al significato del rito.
L'orrore in Midsommar sta nell'angoscia del vivere quotidiano, quando il trauma - insuperabile - diventa malattia mentale. Diventa dipendenza affettiva, fobia dell'abbandono, prigione eretta dal senso di colpa. E cerca la sua "soluzione" nell'occulto e nel potere catartico e liberatorio del rito. L'orrore e il dramma si manifestano senza fretta, senza spettacolarizzazione, ma quando si manifestano sono dei veri pugni nello stomaco per crudeltá e violenza. La morte a Herga ha mutato totalmente il suo significato, e proprio per questo la si mette in atto - e la si mostra - senza alcun tipo di edulcorante.
L'ambizione e' tanta, sulla carta funziona tutto bene, ma il risultato non e' soddisfacente. Midsommar si trascina per 140 minuti in maniera lenta e anticlimatica, senza mai catturare veramente l'attenzione dello spettatore, con alcuni passaggi narrativi privi di senso (le sparizioni degli amici in primis). Forse proprio nell'ambizione di svuotare l'horror di alcuni dei suoi topoi, di contaminarlo con altri generi (il dramma) e di elevarlo a lettura antropologica/culturale dell'essere umano, Ari Aster finisce per partorire un ibrido poco coinvolgente e fin troppo dilatato. L'attenzione e' puntata molto - troppo - sulla messinscena, sull'efficacia visiva, sui movimenti di macchina, e troppo poco su come rendere accattivante il fluire degli eventi.
Peccato perche' con tali premesse avrebbe potuto essere un gran film