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GANGS OF NEW YORK regia di Martin Scorsese

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     7½ / 10  10/09/2007 14:44:32Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
L'ambizione di un grande affresco storico-ideologico lascia perplessi: se lo si guarda dal punto di vista formale, per la ricostruzione storica per i costumi e il lirismo dei ghetti newyorkesi del XXI Sec., il film lascia semplicemente senza fiato: una "grandeur" però straboccante e barocca, dove Scorsese riesce nell'impresa di rendere Epica qualsiasi sequenza (fin troppo verrebbe da dire). Lo spirito iconoclasta della storia e del film, che tributa un secolo e più di cinema (da Griffith a Hawks, passando per Wyler Mann John Ford e il più recente Cimino) rischia di perdersi nella pretenziosità di una retorica che, soprattutto quando fanno capolino gli idealismi e l'orgoglio della "vittoria", può infastidire.
Colossale comunque la nichilista strage fatale, una sorta di "Via col vento" à la Scorsese.
Convincente ma sopra le righe Di Caprio, memorabile Lewis, incantevole la cornice dell'intero film: una fotografia dai cromatismi degni della pittura fiamminga, e l'aria di Primo della Classe (per Scorsese e il suo cinema) dietro l'angolo.
A modo suo un film riuscito, ma che rispecchia la prosopopea di un regista che ambisce troppo all'onnipotenza artistica.
E francamente troppo delirante, ma anche qui è una questione di eccesso stilistico: Kurosawa avrebbe avuto un degno "allievo" per i suoi Samurai.
All'uscita del cinema ho avuto la sensazione che qualcuno mi tagliasse la gola, sentivo realmente un coltello tagliente sulla carotide: potere del cinema o dell'immaginazione collettiva...
Ogni democrazia, del resto, è nata nel sangue
Kron@  10/09/2007 15:09:07Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Davvero un bel commento.
Saluti.