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GANGS OF NEW YORK regia di Martin Scorsese

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julian     8 / 10  13/11/2009 16:03:21Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il voto reale sarebbe 8,25, per indicare come il film si trovi a metà strada tra il buono e l’ottimo, poiché ho sempre considerato il mezzo voto che sta tra l’8 e l’8 e mezzo il più determinante.
Cmq un eccellente prodotto in costume, come se ne fanno pochi ormai, crudo come si deve e con una ricostruzione storica minuziosa e affascinante alla base.
Si vede proprio che il nostro Martin, un altro degli innumerevoli talenti italiani del cinema strappatici dall’America, ama New York, quasi alla pari di Allen, tanto da farne una dettagliata biografia della travagliata infanzia, come fosse un personaggio e, anzi, il vero protagonista del film.
Le musiche scandiscono perfettamente i tempi e i momenti –drammatici, violenti, sentimentali- della pellicola e si riconosce sopra tutti il tocco di Howard Shore, lo stesso della saga degli anelli.
Daniel Day Lewis, nel ruolo del duro, rude, valoroso e fiero americano è più che mai un prototipo perfetto dell’americano d’oggi se non della stessa America, una figura cesellata in ogni piccolo particolare così da mostrare tante imprevedibili e contraddittorie facce; in poche parole, una delle cose indimenticabili del film, insieme allo splendido inizio.
Se proprio si doveva fare a meno di qualcosa, io avrei fatto fuori la voce narrante di DiCaprio, per due motivi:
innanzitutto sembra quasi inserita perché ci doveva stare, come se facesse parte di un canone proprio delle maxisaghe o comunque dei racconti di grandi gesta, messa lì a far chiarezza e a riordinare gli eventi, un elemento intoccabile dei film lunghi (e spesso anche pallosi) che iniziano puntualmente con il protagonista che ricorda e racconta, e si sviluppano con l’interminabile flashback che costituisce poi tutta la storia;
in secondo luogo, funge da insopportabile didascalia tipo morale della favoletta, con frasi, osservazioni e conclusioni di una retorica spicciola stile Malick, assolutamente fuori posto in un film come questo dove non servono parole e il silenzio può essere l’unico testimone.
Dove ha dovuto metter mano Scorsese, invece, non si vedono grosse sbavature e non si spiega quindi il suo ennesimo clamoroso buco nell’acqua agli Oscar in un anno in cui, se non ricordo male, Gangs of New York aveva pochi rivali.