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47 METRI: UNCAGED regia di Johannes Roberts

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Alpagueur     3½ / 10  22/11/2020 14:12:50Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Questo film, diretto da Johannes Roberts, più che un sequel di "47 metri" del 2017 (dello stesso regista), è praticamente la trasposizione di "The descent" del 2005 (di Neil Marshall), dalle grotte al mare e con 2 ragazze in meno (da 6 a 4), in compenso la leader del gruppo è sempre di etnia asiatica (li Juno qui Alexa), e una di loro cerca di riprendersi da una situazione pregressa di sofferenza psicologica (li Sarah qui Mia). Tutte rigorosamente sui 19-20 anni, carine, tutte decisamente incoscienti e spericolate tranne la protagonista (più timida e razionale)...insomma, un clichè già noto e ampiamente sfruttato anche dal film precedente. E così come in "Discesa nelle tenebre" anche qui il simpatico gruppo parte un giorno a bordo di un fuoristrada per recarsi all'imbocco di un complesso di grotte (nelle montagne Catskill, nello Stato di New York nell'altro, qui in una città sommersa dei Maya, al largo dello Yucatan, nel Golfo del Messico). Le due sorelle di "47 metri" (qui sorellastre, Mia e Sasha) ci sono sempre, si aggiungono Nicole e appunto Alexa. E anche qui si parte con l'idea di fare visita (tanto per cambiare) al grande squalo bianco, ma a differenza di "47 metri" qui il gruppo opterà poi per una più 'interessante' visita alla città sommersa, approfittando del posto ancora semisconosciuto e delle attrezzature subacquee lasciate incustodite dal padre di Mia e Sasha e dal suo assistente Ben, su una zattera galleggiante in mezzo ad un piccolo specchio d'acqua circondato da strapiombi proprio all'imbocco delle grotte subacquee. Così come in "The descent" la strettoia inizia improvvisamente a franare e...le nostre aspiranti speleologhe si ritroveranno a dover proseguire giocoforza senza avere la minima idea di dove stiano andando, con l'ossigeno che inizia a diminuire e con due 'strani' squali bianchi che, essendo piuttosto grossi e sentendosi troppo soli, hanno deciso che era giunto finalmente il momento di farsi un pasto facile, per tirarsi anche un po' su il morale...

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Mi è sembrato un film messo insieme in modo molto trascurato, con molti dialoghi inutili e relazioni interpersonali che sono l'opposto del genuino. L'intera premessa è un po' inverosimile e sciocca se devo essere onesto. Gli attacchi sono stati piuttosto divertenti proprio a causa delle immense dimensioni degli squali (praticamente dei cuccioli di megalodonte) che stavano dando loro la caccia. Solo intorno a un quarto d'ora dalla fine sono riuscito finalmente a intravedere 'qualcosa' di uno squalo bianco vero (sagoma, conformazione della bocca...), in ripresa frontale e laterale, essendo in semplice fase di nuoto è sicuramente stato più facile per la CGI digitalizzarlo e offrirci uno squarcio un po' più realistico (nonostante il pesante 'invecchiamento' della pelle per ovvi motivi). Se riesci a spegnere il cervello per un po' e vuoi guardarti alcuni squali fatti al computer, potrebbe valerne la pena. Ma se vuoi davvero essere terrificato dal grande assassino bianco cercati "L'ultimo squalo" di Enzo G. Castellari e portati al minuto 53...oppure guardati qualche documentario della national geographic (es. Deep Blue). Alla fine credo che questo film abbia cercato di cavalcare anche la scoperta, nel 2018, nello Stato di Quintana in Messico, di importanti resti Maya, nella grotta sommersa più grande del mondo (lunga ben 347 chilometri). Ritrovamenti che, secondo gli archeologi dell'Istituto nazionale di antropologia e storia, risalgono a più di 10.000 anni fa e, per la maggior parte, sono in uno stato di conservazione sorprendente.