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L'IGNOTO SPAZIO PROFONDO regia di Werner Herzog

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     6½ / 10  30/03/2010 10:51:08Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Stranissimo,un film incatalogabile,suddiviso per capitoli in bilico tra fiction,filmati concessi dalla Nasa e interviste a (reali) matematici e fisici.
Brad Dourif,stralunato a dir poco, è un alieno che racconta di come l’umanità abbia portato a termine l’opera di autodistruzione in corso da secoli.A nulla è valsa la missione spaziale approntata per trovare un astro che potesse fungere da salvagente per una razza costretta su una terra ormai morente.
Herzog innalza un’ode al pianeta,mostra la sua arcinota ammirazione per la natura e immagina un mondo devastato, non nell’accezione più apocalittica del termine,ma da una ripartenza ecologica,un ritorno alle origini all’interno del quale la razza umana non sia prevista.
Palese è la denuncia nei confronti dell’uomo moderno,troppo spesso mosso da un’ottica di predominio e sfruttamento,incapace di interagire in armonia con il mondo circostante,irripettoso,abituato a sfruttare ogni materia prima impossessandosene con incoscienza e arroganza.
Il regista ci propone immagini di grande bellezza,soprattutto quelle girate sul pianeta in cui la spedizione riesce a giungere,un’opprimente e oscura distesa liquida ,ghiacciata in superficie.
Purtroppo però la pellicola è oggettivamente sfiancante,difficile da seguire,l’alternanza tra il racconto dell’alieno,le immagini girate all’interno della navetta spaziale e quelle ambientate nel claustrofobico paesaggio alla lunga annoiano e a poco serve la bella e varia colonna sonora,formata da canti sardi,ritmi africani e musica classica a destare da un torpore generale.
Herzog chiede grande pazienza allo spettatore,induce alla riflessione e all’immaginazione,ma l’incedere è ripetitivo oltre che dannatamente statico e l’opera ne risente oltremodo.Un esperimento che denota ancor una volta il poco interesse ad un ritorno commerciale da parte del maestro tedesco che in questo caso però si specchia un po’ troppo nelle sue indubbie qualità richiedendo un sacrificio a tratti esagerato.