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JOKER regia di Todd Phillips

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Sopranik     9 / 10  10/10/2019 11:00:04Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Quando ci si ritrova davanti ad un grande film, è difficile dimenticarsene. Esci dalla sala e vorresti rientrare allo spettacolo immediatamente successivo; al mattino, ti risvegli, e i pensieri ritornano a ciò che hai visto la sera prima ed entri in un vortice di ragionamenti continui. Ciò di cui sei consapevole è che la portata dell'opera è capace di sfidare un intero genere, di arricchire un universo costruito su personaggi di latta, storie grossolane, ambientazioni di cartapesta che da troppi anni respirano la stessa aria viziata, che da troppo tempo nuotano nella medesima acqua stagnante. E quando il genere da rivoluzionare è quello dei cinecomic, allora sarò ancora più imparziale e obiettivo.
Essendo cresciuto con la trilogia del Cavaliere Oscuro (Christopher Nolan, 2005-2012), le mie richieste e le mie ambizioni nei confronti di questo tipo di pellicole sono sempre state alte sia nei confronti della DC sia verso quelli della Marvel e, solo in seguito, verso le serie originali realizzate dalle piattaforme come Netflix o Amazon Prime Video: quello che cercavo, in fondo, non era altro che un prodotto di qualità che riuscisse ad avvicinarsi, eguagliando in cura e attenzione, le emozioni che Nolan aveva voluto regalare al suo pubblico. I risultati iniziali non sono stati degni di nota e, mentre la Marvel spianava a patire dal 2008 la propria strada del successo, puntando alla spettacolarità e alla fruibilità di un prodotto destinato alle grandi masse, la DC tentando di emulare questa strategia, pian piano tracciava il suo lento declino con film che, da "Man of Steel" (Zack Snyder, 2013) al più recente "Shazam!" (David F. Sandberg. 2019) passando anche per un Premio Oscar nel 2017 per il miglior trucco in "Suicide Squad" (David Ayer, 2016), non riuscivano a rendere partecipe e concorde un pubblico sempre più scettico di spettatori paganti.
Reduce probabilmente di questo insuccesso, cercando di ricostruire un piano vincente per correre quanto prima al riparo, la Warner Bros. Pictures, casa di distribuzione dei film della DC, decise di rivolgersi a Todd Phillips per la realizzazione di un film che trattasse le origini di Joker. L'approccio del regista fu severo: se volevano lavorare con lui, la Warner doveva accettare le sue clausole, in particolare quella di realizzare un film a basso budget, non interconnesso ad un universo cinematografico prestabilito, lontano dall'approccio produttivo della DC e della concorrente Marvel. Caso volle che, proprio in quel periodo, l'attore statunitense Joaquin Phoenix stesse rivolgendo i propri sforzi nella ricerca di un ruolo adatto che gli permettesse analizzare l'inconscio di un villain dei fumetti. Nonostante alcune iniziali esitazioni, dettate dalla natura del soggetto e dalle sue precedenti trattazioni, Phoenix accettò il ruolo e, nel settembre 2018, vennero avviate le riprese.
Il 31 agosto 2019, quando la pellicola venne presentata in anteprima alla 76ª Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, sia pubblico che critica si rivelarono unanimi nelle loro valutazioni: aspetto che non venne trascurato dalla giuria che immediatamente gli conferì il Leone d'oro come miglior film.
Un riconoscimento meritato per un'opera capace, grazie anche ad un'interpretazione straordinaria calata in una realtà non molto dissimile dalla nostra, di lasciarci senza ossigeno, disorientati nello stesso vicolo in cui Arthur Fleck si ritrova accasciato, privo di forze dopo essere stato malmenato da un gruppo di ragazzi, perso in una Gotham che è tremendamente simile alla nostra città, alla nostra casa, agli spazi che frequentiamo e alle persone che incrociamo.
Arthur non è altro che il simbolo di una società di cui non ci sentiamo più parte, il portavoce di un malessere mentale prima che fisico, la personificazione di una civiltà alienata incapace di curare le proprie ferite, la marionetta nata dal marciume procurato da un sistema governativo inefficiente, inadatto a svolgere le sue funzioni e a proteggere il cittadino. Joker, di conseguenza, è la sua legittima trasformazione, una manifestazione di disagio collettiva riassumibile nella risata di scherno che si apre sanguinante sul suo volto, animando il suo sguardo e dando un senso alle sue efferatezze.
Phoenix compie un lavoro molto articolato, scavando a fondo nella psiche del personaggio, entrando in un corpo martoriato, malato che necessita di un urgente bisogno di affetti e di cure; ma il panorama che si dischiude davanti ai suoi occhi è quello di un mondo corrotto, che non accetta l'individualità, dove un passo di danza in uno sporco bagno pubblico di periferia diventa un gesto necessario per ritrovare un attimo di serenità, riaffermando la propria esistenza e dando un significato al vivere quotidiano. Partecipi di questa condizione, anche i suoni diventano elementi utili per scandire la marcia di Arthur verso la follia: con toni tetri e melodie cupe, intervallati dai classici di Frank Sinatra e il rock dei Cream, la colonna sonora cerca di costruire, attraverso una ricerca non dissimile da quella svolta dall'attore, l'intimità del protagonista, spingendosi nella sua soggettività e filtrando il reale attraverso i movimenti del suo subconscio.
La sensazione, a fine proiezione, è quella di aver assistito ad uno spettacolo profondo, magnetico, dotato di una forza sorprendente capace di uscire dalle quattro pareti della sala e marchiare in modo indelebile l'animo di chi vi abbia assistito. La regia di Todd Phillips e l'interpretazione di Joaquin Phoenix non lasciano spazio alle lacrime o posto per una risata: rimane soltanto un vuoto profondo e la sensazione di aver ricevuto quella lezione che da tempo ci meritavamo ma che nessuno ancora aveva avuto il coraggio di raccontare.