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L'UFFICIALE E LA SPIA regia di Roman Polanski

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     8 / 10  06/12/2019 01:14:50Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
È un Grande film, ma se vogliamo rileggere la Storia dal punto di vista ideologico e non squisitamente narrativo, immaginiamo cosa sarebbe stato - con tutto il rispetto per l'immenso Polansky - in mano a un Jean Vigo. Perché è prima di tutto una Riflessione sulla coscienza di un Uomo, il cui ruolo vacilla non appena scopre il prezzo che gli costa la divisa che porta. Poi una Requisitoria morale sul Potere e sulla Giustizia, abbastanza pesante e crudele da relazionarsi benissimo anche nel Presente. Infine è un noir in costume girato come se, in un passato prossimo e non sulla terra, Victor Hugo e Simenon si incontrassero per un'unica volta, e in epoche diverse. Il rigore narrativo, oltre alla perfetta ricostruzione storica - ci vuole coraggio a definirla mediocre v. La scena di Dreyfuss umiliato e sottratto dai suoi gradi da un picch etto che sembra neanche troppo metaforicamente giustiziarlo - permette a Polansky di raccontare quel suo Cinema inglobato in un Meccanismo di identità e dogmi, quel monolitismo dove regna l'occultamento delle verità, l'onore (pensavo oh sì a "Orizzonti di gloria"), la maschera e il dubbio. Spazi chiusi che concedono solo archivi di false verità. Merito di attori e comprimari strepitosi, se poi tutto fa pensare a un'origine letteraria che non c'è perché esiste una Realtà Storica che va ben oltre la semplice metafora. Ecco, diciamo che se la profanazione dell'atto d'accusa fosse stata più realistica, avremmo avuto il miglior Polansky di sempre. Ma già così resta rilevante, anche quando si concede, narcisista, di adattare in forma vivente "La dejeune sur l'erbe" di Renoir