caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

NON UNO DI MENO regia di Zhang Yimou

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
kafka62     6½ / 10  08/04/2018 12:15:31Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La maestra Wei è, cinematograficamente parlando, stretta parente di Qiu Jiu, la cui storia fece vincere anni fa il primo Leone d'Oro a Zhang Yimou. Identica è la caparbietà da adolescente timida ma indomita, identica è la testardaggine, un po' ottusa, da campagnola che non ha mai visto la città, con cui la ragazza porta avanti la sua commovente ricerca dell'alunno scomparso. "Non uno di meno" è la testimonianza di quante risorse si nascondano in un essere umano (non un eroe o un essere eccezionale, ma un individuo qualunque, armato solo di buon senso e di buona volontà), quando questi si apre al suo prossimo, vincendo l'apatia, l'egoismo e le difficoltà (spesso dovute a condizionamenti sociali) nei rapporti umani. E' lo Zhang Yimou che preferisco, quello che, messi da parte i velleitari manierismi da autore arrivato, ritrova il coraggio di scendere per strada, in mezzo alla gente, e di girare, con sorprendenti effetti documentaristici, quasi da candid camera, scene come quella in cui Wei davanti alla sede della televisione ferma tutte le persone che escono, chiedendo ad ognuna di loro se è il presidente.
"Non uno di meno" è un film pedagogico, certo, ma è un pedagogismo incredibilmente spontaneo e per nulla pedante: molti educatori nostrani dovrebbero prendere esempio dalla lezione con la quale la maestrina cinese sfrutta per i problemi aritmetici da sottoporre alla classe quanto la realtà contingente le mette sotto mano (quanti soldi ci vogliono per acquistare un biglietto dell'autobus, quanti mattoni bisognerebbe spostare per procurarsi quei soldi, e così via); e dovrebbero altresì imparare quella massima, che Yimou dimostra essere universale e non solo evangelica, secondo la quale può essere preferibile lasciare il gregge incustodito per andare a cercare anche una sola pecorella smarrita. Forse gli unici limiti del film (se di limiti si può parlare) sono, da una parte, quello di essere arrivato dopo "La storia di Qiu Ju" (e anche dopo "Dov'è la casa del mio amico?", a dimostrazione del fatto che il miglior cinema-verità recente si sia fatto in Asia), e, dall'altra, un finale un po' troppo conciliante e deamicisiano, che ammorbidisce un po' quei rilievi di critica sociale che affiorano qua e là nel corso della narrazione.