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LA RIVINCITA DELLE SFIGATE regia di Olivia Wilde

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Terry Malloy     7½ / 10  24/08/2019 17:26:20Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Al cinema eravamo io, il mio amico, una ragazza da sola, due cinesi che se ne sono andate a metà film.
Un film destinato alla nicchia, ma che rivanga (rovesciandola) la mitologia dell'ultimo giorno di superiori in America, annettendo un tassello a quel mosaico enorme e complicato che è il racconto cinematografico dell'adolescenza americana, fatta di buoni sentimenti e di un'ansia che va oltre l'ansia che accomuna tutti gli adolescenti del mondo e che si sostanzia di una domanda politica: sarò all'altezza delle aspettative dell'America?
In questo, La rivincita delle sfigate (non delle nerd, delle sfigate e basta, ossia quelle per cui è importante *solo* lo studio) è un film che si colloca perfettamente, pur accusando qualche rallentamento soprattutto a centro film per poi velocizzare tutto in area di rigore. La trama è semplice: distrutta da alcuni commenti negativi sulla sua Personalità, il membro politico e carismatico (ossia, carrierista) di un duo di super amiche che hanno fondato sulla paura degli altri (e su una rabbia mal riposta) il loro legame sentimentale, esibisce ai tre malcapitati (gente che si è divertita, ma soprattutto gente che ha studiato il giusto per entrare nelle più prestigiose università americane e che quindi non ha alcun bisogno di sentirsi inferiore agli altri) la sua teoria esistenziale: voi avete perso tempo con la socialità, io invece mi sono fatta il cul0 e quindi prima o poi vi piscerò in testa. Una variante del "me la pagherete cara" che anima tanti paurosi del mondo. Dopo aver appreso che i 3 compagni, senza trascurare elementi importanti della crescita e della formazione (per esempio: socializzare), hanno comunque ottenuto punteggi alti, la protagonista (che è madre, sorella, amica e amante dell'altra) viene investita da quello che gli alcolisti il momento di lucidità: non ho studiato per me stessa, ma per scavalcare gli altri, un effetto deleterio della competizione che ogni idea di scuola si porta dietro.

Decisa quindi a godersi il momento finale di una vita spesa all'insegna di un unico grande Errore, trascina l'amica sensibile (portatrice di un'altra questione politica: la sessualità) a una serie di feste, e in questo viaggio a tappe per Los Angeles vedono tre facce della festa come momento antropologico: la solitudine (la prima festa è vuota e conduce a comportamenti violenti e falsificanti), la recita sociale (la seconda, all'insegna di una teatralità interrotta dal momento gratificante e rivelatorio dato dalle droghe allucinogene, in cui significativamente le due amiche scoprono di amare profondamente i loro corpi), e infine la più dolorosa di tutte: l'autoinganno. Una volta scoperto di essere andate dietro all'ideale sentimentale sbagliato, non solo quello sociale ed economico dunque, le due amiche sbattono contro la Realtà della loro incompletezza: non si è mai preparati alla vita e al dolore. Si offendono, litigano davanti a tutti, e da lì comincia la vera svolta del film: una scoprirà la sessualità vera (com'è fatto davvero un corpo umano, come ci si sente a vomitare, cosa significa trasgredire le leggi), l'altra capisce che è importante essere più morbidi e indulgenti verso gli altri.

Un po' veloce il finale, ma questo è un film riuscito: anche grazie a una colonna sonora sontuosa (Cautious Clay, LCD Soundsystem, Dj Shadow, SBKRT), ripercorre i luoghi comuni del film adolescenziale americano a partire non dalla mitologia svuotata della crescita, ma indagando un aspetto socio-economico della competizione scolastica che aggiunge un pizzico di sano e benvenuto realismo in un genere ormai vetusto. Molto interessante a questo proposito la figura della professoressa un po' sballona. Insieme a "Love" la serie Netflix creata da Judd Apatow e con protagonisti Gillian Jacobs e Paul Rust, Los Angeles si sta trasformando sempre di più nell'immaginario USA un luogo di Millenial devastati dalla vita ma che la città riesce (quasi) sempre a curare con uno spirito di comunità che riesce a riconoscere con sempre maggiore indulgenza il cuore a metà di una generazione sentimentalmente ed economicamente allo sbando.