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IL REGNO regia di Rodrigo Sorogoyen

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Thorondir     8 / 10  27/06/2023 15:42:29Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Che cosa mi tocca leggere...

"Il regno" è un film action: Sorogoyen segue costantemente un personaggio che si muove, chiama, fugge, corre, cerca di salvarsi, che è sempre in azione. I piani sequenza diventano fondamentali in tal senso (scelta che mi ha ricordato "Il figlio di Saul" e che sarà ripresa successivamente dalla Diwan con "La scelta di Anne"). Ma questo è anche un gangster: lo è nella classica dinamica di ascesa e declino e nell'altrettanto classica situazione del buttar giù tutta la torre quando diventa impossibile rimanerci su. Un film-fiume con un ritmo forsennato che silenzia qualsiasi pausa sia filmica che narrativa: non respira lo spettatore e non lo fa neanche il protagonista (un ottimo Antonio de la Torre). Ma è gangster anche nel racconto che Sorogoyen fa di un crimine altro, che non c'è bisogno di spiegare perché interno alle asettiche stanze di un potere inaccessibile al cittadino comune: da qui la scelta di non spiegare a quale partito si fa riferimento né di meglio chiarire le dinamiche del racconto (che soprattutto all'inizio possono risultare difficoltose da seguire). E come spesso accade nei gangster, il protagonista, ormai cosciente di essere fuori dal gioco, fuori dalle stanze che decidono, agisce con l'obiettivo puro di mandare tutto all'aria, senza ragionare, credendo di avere ancora un potere che invece non ha, essendo lui stesso un semplice meccanismo in un sistema (il regno) che resta in piedi anche al crollare delle sue pedine (e di cui, invariabilmente, il giornalismo è parte, con buona pace del servizio al pubblico).

L'accusa mossa a Sorogoyen è quella di solleticare un po' di appetiti populisti (è reato?) ma se si pone un minimo di attenzione al finale ciò che in realtà dice Sorogoyen è l'esatto contrario: dopo aver diretto un film viscerale e fluido (che quindi parla alla pancia e all'epidermide di chi guarda), pone l'accento sulla fondamentale necessità dell'analisi e della riflessione. Ciò che non fa il politico protagonista, ciò che non fa quasi mai la politica che ci circonda, ciò che il giornalismo dovrebbe fare ma raramente fa. Tutt'altro che populista.