fragen 9 / 10 22/11/2005 23:01:09 » Rispondi Dedicato a tutti i bambini che hanno fatto una grande luce; così termina questo bellissimo film di Pupi Avati, l'ennesimo film in cui viene fuori la classe del nostro grande regista. Un film che si basa sui ricordi di infanzia di Pupi, seguendo la linea conduttrice di altri suoi bellissimi film precedenti.
Il film è ambientato nel dopoguerra, in un'Italia dispersa tra povertà, miseria e fame; un'Italia in cui pur di portare un po' di pane a casa (per chi aveva un tetto) si era costretti a rubare. In questo contesto post guerra, ecco la storia di un giovane appassionato di cinema che lavoricchia poco cercando la via più facile dei furti per non fare la fame e di sua madre, vedova di guerra, costretta a darla via agli uomini sempre per non fare la fame. I due vivono a Bologna, dentro una chiesa insieme agli altri sfollati fino a quando la chiesa non riprenderà le funzioni religiose, momento in cui madre e figlio cercano un tetto dove dormire. Lei nel frattempo, manda una lettera chiedendo aiuto al cognato che vive a Fasano e che non vede da quando fu costretta a fuggire dalla Puglia insieme al marito, rea di essere stata ingravidata prima del matrimonio e che essendo considerata una donna peccatrice, fu costretta a rompere ogni tipo di rapporto con la famiglia di lui. Il cognato, interpretato in modo lodevole dal grande Antonio Albanese, vive in un mondo tutto suo, tra la sua malattia che lo rende un po' come "lo stupido" del paese, la sua azienda familiare di confetti e le bombe da far esplodere nei campi:le stesse bombe che hanno ucciso tantissimi bambini e tantissimi suoi amici. Quando riceve la lettera, pur andando contro le sue zie, decide di rispondere alla donna di cui è innamorato pur non avendola più vista in tutti quegli anni e decide di ospitare lei e il figlio alla condizione di fidanzarsi con lei. I due partono da Bologna con una macchina rubata e arrivano in Puglia dopo un viaggio lungo; la donna viene accolta in malo modo dalle zie e contro la sua volontà alla fine rimane lì, sposando il cognato dal buon cuore. A questo punto il film si basa sul raggiungimento degli scopi personali dei personaggi. Le zie infatti accolgono la donna peccaminosa solo dopo aver ricevuto metà delle proprietà del nipote e dopo averla fatta esorcizzare. Il figlio della donna, che è il personaggio più negativo del film, interpretato dal bravissimo Neri Marcorè, pur tradendo la fiducia dello zio-patrigno, riesce ad esaudire il suo sogno nel mondo del cinema, ottenendo con i suoi imbrogli soldi, cibo e un tetto. La donna, pur di far contento il figlio, si sposa con il cognato in cambio di tranquillità e con la volontà di non concedersi più a nessuno per bisogno, nemmeno al neo-marito. Ed infine lo sposo, che si dimostra l'unico ad avere dei veri valori in cui credere pur essendo malato, trova finalmente la felicità dopo aver sposato la donna, non sentendosi più solo pur essendo cosciente di essere in fin dei conti "usato" da tutti quelli che gli stanno attorno. Pupi Avati con questo film riesce a regalare emozioni e sorrisi ma che fa riflettere ancora una volta sulla situazione del nostro paese nell'immediato dopoguerra. Ottima fotografia, ottima sceneggiatura, ottima scenografia e ottima interpretazione degli attori; una bella storia per un bellissimo film di cui il cinema dovrebbe esserne fiero. Il cinema Italiano ha bisogno di film come La seconda notte di nozze. Pupi Avati è un grande. Perché riflette il passato, il presente, e anche il futuro.
"Lo sai perché mandano me a disinnescare le mine? Perché è un lavoro pericoloso in cui si può morire. E se io muoio tanto non importa a nessuno. Ecco perché mandano me"
Francesco Genovese
xxxb9s 13/12/2005 23:29:13 » Rispondi GRAZIE PER GLI SPOILER E LE ANTICIPAZIONI DELLA TRAMA, TU SI CHE SAI COME SI SCRIVE UNA RECENSIONE.
MA PERCHE' NON LI BANNANO QUELLI COME TE? MA SAI LEGGERE LE REGOLE DEL FORUM O SEI TROPPO IMPEGNATO A SCRIVERE LE TUE CONSIDERAZIONI INTELLIGENTISSIME?