NotoriousNiki 7 / 10 10/03/2014 18:28:05 » Rispondi Più del successivo prodotto da Kramer, questo seppur esordio è già profondamente conforme al suo stile di cine-teatro, realismo scenico con la mdp a mano a fotografare ogni variazione d'espressione nei volti dei suoi protagonisti. Sequenze slegate (proprio come Volti del '68), e proprio come la sua 3° opera è molto forte la componente claustrofobica, farli relazionare chiusi tra 4 mura, in un mondo lontano dal loro, come i salotti nella quale si dilettano a parlare di cultura di massa. Oltre a questo suo accenno di autentico linguaggio avanguardieristico, c'è sottile sottile quest'allusione (priva della consueta retorica dell'epoca nel trattarlo) ad un amore nato in un contesto di imbarazzo, tra un'afroamericana e un bianco, il quale codardamente si lascia influenzare dai pregiudizi, topoi della società dell'epoca, generazione vittima di valori pregressi inculcatogli addosso.