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1917 regia di Sam Mendes

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Invia una mail all'autore del commento tnx_hitman     9 / 10  24/01/2020 23:15:57Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Una volta lasciata la fortificazione difensiva, lo spettatore è vulnerabile quasi quanto i due caporali assoluti protagonisti di 1917. Ci si sente senza protezioni ma non si può più rimanere sul posto. 1917 è un film che trascina in avanti i suoi protagonisti: una corda invisibile viene legata attorno al busto di Schofield e Blake e Sam Mendes non lascia più la presa. Ogni minimo passo falso può risultare fatale e ogni colpo non andato a segno potrebbe essere l'ultimo.

Non conta nient'altro che l'istinto di sopravvivenza e per farcela devono solo puntare dritti all'obiettivo. Avviene un rapporto direttamente proporzionale, studiato al dettaglio dallo staff dietro le quinte: la componente emotiva prende posto quando il rischio di essere uccisi è elevato, con momenti di stallo che sono sono furbescamente inseriti perché non si sa mai cosa potrebbe capitare. 1917 non rientra a pieno nel genere war-movie; è un survival d'avventura a sfondo bellico. La prima guerra mondiale si incentrava sulla guerra d'assedio, sulle strategie da adottare senza gettarsi a capofitto sul fronte nemico. Non arriverà mai l'esplosione di adrenalina dovuta all'epico scontro a cielo aperto.

Mendes sposta la cinepresa e non va glorificando nessuna fazione. Il patriottismo lasciamolo da parte, piuttosto manteniamo il focus su due ragazzi che si sentono in difficoltà anche se hanno la spiccata capacità di orientarsi e leggere le mappe. Loro si muovono a passo deciso ma con tanta paura in corpo, noi invece li seguiamo terrorizzati. Ci si domanda, con spiccata curiosità, se ce la potremmo fare a reggere tale pressione. La risposta è evidentemente negativa. Non ci saremmo mossi neanche di un centimetro; è qui che Mendes gioca la carta del piano-sequenza continuo e con un solo stacco netto a metà narrazione. Non come mero orpello visivo tanto per provarci gusto a metterlo in scena, ma uno strumento necessario per avvertire il senso di impotenza di fronte ad un campo di battaglia veramente esteso.

La carenza di background, l'empatia, il trasporto emozionale, non vengono messi volutamente da parte, anzi è da individuare proprio nelle azioni che vengono compiute ragionando costantemente sulle possibilità di successo o fallimento. Abbiamo tutto sotto i nostri occhi se ci sentiamo parte di quel viaggio. Mendes riesce con grande maestria a comunicarci il senso di responsabilità, il dovere verso i propri compagni, frammenti che solo situazioni al limite come la guerra riesce a tirare fuori. Il tocco di classe lo aggiunge Roger Deakins (sempre sia lodato) con una fotografia che raggiunge la perfezione e ricalca con ottimi risultati l'approccio viscerale di un Vittorio Storaro di Apocalypse Now, con luci ombre e colori che devono ricoprire un ruolo essenziale all'interno del processo cinematografico. Assoluto protagonista di una sequenza nell'intermezzo devastante per il suo colpo d'occhio, tanto da rimanere impresso nella retina. Non puoi più abbandonarla e difficilmente verrà superata quest'anno verrebbe da dire.

In definitiva, 1917 è un grandioso ritratto di un mondo devastato dove la crudezza e le atrocità sono all'ordine del giorno. Crateri scavati dalle bombe, cadaveri in decomposizione impigliati nei fili spinati, resti di ripari e rifugi abbandonati, carcasse di animali putrescenti. Uno sfondo spazzato via dall'anonimato dell'eroismo, ora fonte principale dalla quale attingere per restituire un po' di umanità in questa guerra.