Dom Cobb 10 / 10 18/06/2012 19:54:19 » Rispondi Onestamente mi ha convinto molto più del primo, un seguito davvero superbo! Spettacolari panorami, musica travolgente, adorabili personaggi, soprattutto quelli secondari, qualche sfaccettatura in più per i protagonisti, e un fantastico villain rendono questo film un godimento assoluto. Secondo me è da rivalutare, è fra i più sottovalutati della Disney.
Peccato che, nell'edizione italiana, nei titoli di coda ci sia quell'orripilante canzone al posto della bellissima colonna sonora! Vabbè...non è una tragedia...
Dom Cobb 27/10/2014 13:38:27 » Rispondi Quando, in Australia, un bambino viene rapito da un bracconiere che vuole impadronirsi di una rarissima aquila dorata, un segnale di soccorso viene inviato a New York alla sede della Rescue Aid Society. In soccorso del bambino vengono mandati i loro migliori operativi, Bianca e Bernie... Questo Bianca e Bernie nella terra dei canguri rappresenta, almeno fino a esattamente dieci anni dopo, un caso molto particolare nella filmografia degli studios disneyani: si tratta, infatti, del primo seguito diretto di un loro lungometraggio di successo, e anche dell'unico distribuito a livello internazionale nelle sale cinematografiche. Una scelta insolita, e ancora più insolita è la decisione di fare un seguito proprio sui due personaggi roditori delle opere di Margery Sharp, ma tutto sommato logica, considerando che Le avventure di Bianca e Bernie era stato l'ultimo prodotto davvero redditizio degli studios prima de La sirenetta. Detto questo, avvicinandosi a questo film viene quasi naturale fare dei paragoni con il capostipite, con il quale questo seguito inevitabilmente finisce col competere, ma si tratta di uno dei pochissimi casi in cui il sequel supera di gran lunga la qualità del primo. Almeno, per chi, come me, non è un grande fan del primo film e lo considera niente più che simpatico e carino anziché il mito dell'infanzia che è per molte altre persone. Un primo, deciso passo avanti lo si nota subito nell'impianto visivo e nell'animazione: ora che ci si è lasciati alle spalle la tecnica xerografica e i computer si sono caricati una buona parte della forza lavoro, si è anche liberi dai limiti imposti al capostipite, e in questo seguito dunque fanno bella mostra sfondi suggestivi, scenografie imponenti e uno stile in grado di ricreare superbamente tutta la maestà di una terra affascinante quale è l'Australia.
La sequenza di volo che apre il film, oltre essere sbalorditiva di suo, ne è la prova.
Anche i contenuti sono diversi: anziché riciclare l'impianto narrativo del primo film, molto più vicino al mistery, qui si vira in maniera decisa verso un approccio che rende questo seguito nelle atmosfere molto simile a un Indiana Jones, fra elettrizzanti scene d'azione, i già citati scenari esotici e un ritmo serrato da cinema d'avventura. Una formula nuova per un cartone Disney, che però funziona a meraviglia, al netto di un paio di scene che sembrano svolgere solo la funzione di riempitivo e un finale che lascia un paio di questioni in sospeso.
Le scene riguardanti la prigionia del ragazzo e i suoi tentativi di fuga insieme agli altri animali prigionieri del bracconiere non servono a nulla ai fini della trama, dato che ciascuno dei detti tentativi fallisce; inoltre, a fine film, non sappiamo neanche che fine facciano tutti quegli animali che erano prigionieri insieme al ragazzo. Sembra quasi che i registi si fossero resi conto che il film durava troppo poco e avessero cercato di allungarlo un po'. L'unica cosa che rende le scene un problema non così grosso è il fatto che sono in grado di far ridacchiare, di tanto in tanto. Non conto le scene di Wilbur all'ospedale, primo perché non durano così tanto, secondo, perché il personaggio poi ha ancora una certa importanza nella trama.
Peccato, però, che a guastare in parte un meccanismo quasi perfetto ci sia un unico, fondamentale problema: cioè che Bianca e Bernie con una storia e un'ambientazione simili non c'entrano assolutamente niente. Secondo me, sarebbe stato molto meglio se il film lo avessero incentrato solo sul bambino e sull'aquila, ne sarebbe risultato qualcosa di ancora più potente sul piano emotivo ed ugualmente elettrizzante sul piano dell'avventura. E chissà che il film non avrebbe avuto anche più successo se gli eventi avessero preso questa piega. Invece, si passa di continuo da un piano narrativo all'altro, dove paradossalmente, sono proprio i due topini i personaggi più deboli. Gli altri, invece, funzionano uno meglio dell'altro.
Fra questi si distinguono lo spietato bracconiere Macleach, con la voce originale dello stesso George C. Scott che aveva interpretato a suo tempo il generale Patton nel film a lui dedicato, l'aquila dorata a cui dona vita la straordinaria animazione di Glen Keane, e un intraprendente topo-canguro con tanto di vestito ed abilità alla Indiana Jones. Diamine, persino Wilbur l'albatross è più interessante dei due protagonisti, almeno lui fa ridere.
Mi sento anche in dovere di criticare il doppiaggio italiano, che impallidisce in confronto all'ottima versione originale: non solo le voci sono molto meno efficaci, non solo sono in grado di rendere molti momenti meno divertenti, ma ci tocca pure subire un'inascoltabile e atroce canzone pop sui titoli di coda, che va a sostituire la brillante colonna sonora originale di Bruce Broughton. Comunque, nonostante i suoi difetti, Bianca e Bernie nella terra dei canguri resta un prodotto più che valido; forse mi lascio prendere troppo dal pensiero del film che mi sarebbe piaciuto vedere invece di quello del film che ho effettivamente visto e ho lanciato critiche in modo più pesante di quanto avrei voluto. Perché, nonostante tutto, questo film merita: è il prodotto più anomalo uscito durante il rinascimento Disney, ma non per questo meno riuscito degli altri, e garantisce come loro un uguale livello di intrattenimento.