Jolly Roger 4½ / 10 26/09/2022 10:56:40 » Rispondi Ambientazione claustrofobica e soffocante, che riesce a trasmettere il dramma del protagonista, dramma che, fondamentalmente, si configura come una profonda distanza tra lui ed il mondo esterno, la sua casa (quasi una fortezza fortificata con crocifissi) e le persone fuori, che sporadicamente entrano in contatto con la sua maledizione interiore, sprofondandone anch'esse. Gli attori danno il massimo, ci credono. Il sonoro è potente ed azzeccato. Tuttavia, il film funziona poco. Mi spiace dirlo ma mi allineo completamente ai giudizi precedenti confermando il medesimo voto dato dai tre utenti precedenti. Il film è poco credibile
dopo l'esorcismo della fidanzata, scena che ho trovato un po' troppo superficiale, lei scompare letteralmente dal film…per una mezz'ora buona la storia va avanti, lui flirta con la nuova vicina mentre della ex tipa non se ne sa più nulla, con una grossa caduta della tensione e del ritmo e un buco nella trama che verrà ricucito solo in un secondo momento
ha smania di essere originale ma non ha la materia per esserlo, dato che le tematiche e le dinamiche sono le stesse proposte in migliaia di film (possessioni, esorcismi ed apparizioni che dovrebbero provocare jumpscares), smania che si trasforma in un tentativo di stupire con continui twist che finiscono con il rendere tutto sconclusionato, non si sa più dove voglia andar a parare…l'ottimo twist viene interamente detonato da un twist contrario e poi da un altro twist di nuovo opposto…ed il tutto resta in sospeso….apparentemente in sospeso, perchè in realtà la spiegazione c'è.
è evidente che sia tutto prodotto dalla malattia mentale del protagonista. Compreso il reverse-twist che porta indietro le lancette del tempo fino al momento in cui l'esorcismo sulla fidanzata, anziché fallire, riesce. E' chiaro che il protagonista, messo davanti alla realtà (è un assassino schizofrenico) intraprenda un "viaggio" psicologico a ritroso, nel tentativo di sprofondare nuovamente nella propria illusione, nella propria malattia mentale, in una ricostruzione artificiale degli eventi che lo renda innocente e felice. Ed egli si ricostruisce la realtà in tal modo, come un esorcista che è riuscito a liberare la fidanzata e a scacciare per sempre il demone che lo ha tormentato per l'intera vita. Nel finale, consacra questa vittoria uscendo di casa. E questa uscita è metaforica, perché è proprio la casa il vero simbolo della sua malattia mentale: la casa è il rifugio mentale, il luogo dove lui ha costruito le proprie mura cercando di tener fuori i demoni, ma anche la sua prigione, nella quale ha perso i contatti con la realtà e con il mondo fuori, compiendo in essa le proprie nefandezze, lontano dagli occhi di tutti. Proprio nel momento in cui sta uscendo dalla propria malattia mentale (o meglio, nel momento in cui ha l'illusione di uscire da essa) ecco che subito il destino gli presente il (giusto) conto. La fotografia che cade a terra dalla borsa della nuova inquilina raffigura la vecchia che lo tormentava. È la probabile emanazione del demone. Ma, a ben vedere, non del demone soprannaturale. Bensì, del demone della schizofrenia. Egli tornerà in casa e la nuova inquilina sarà la prossima vittima. Poter uscire da tutto ciò è stata soltanto un'illusione.