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TI AMO IN TUTTE LE LINGUE DEL MONDO regia di Leonardo Pieraccioni

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     5½ / 10  28/01/2006 22:22:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Vale la pena di ripassare le tabelline in un'era di videofonini e f(r)iction tv? Quanto fa 2 + 2? I fan di Pieraccioni meritano rispetto, commovente che non vedano la pochezza del loro beniamino, tuttavia per una volta si sale di due gradini. Il caso vuole che la fama di Pieraccioni venne decretata dal successo nazionale de "il ciclone", che resta un'operina amabile e garbata, a tutt'oggi il suo film migliore (o il meno peggio). Se il cinema di Pieraccioni post.ciclone si è adagiato sugli allori della fama dell'esordio (nel suo essere mai abbastanza repellente per ignorarlo, o attraente per sostenerlo), se questa medietà rendeva i suoi film brutti ma innoqui, sdoganarli significava riconoscere a certi exursus pecorecci di vanziniana memoria una volgarità e una sciattezza ben peggiore. Ma mentre qualcuno si affretta a sdoganare pure il giro del mondo vacanziero del duo innominabile, il nuovo Pieraccioni cerca di ritrovare la freschezza dell'esordio senza riuscirci del tutto. Sembra un po' il nipote diseredato di Almodovar, quando furbescamente cerca di riportare nella nostrana e pecoreccia italia uno script che sembra fare il verso a "l'indiscreto fascino del peccato". Se c'è una cosa che mi trova d'accordo è l'inesauribile simpatia e umiltà dell'autore, uno che Osa parodiare (parodiare, non citare) l'Eyes wide shut di kubrick o persino La dea dell'amore di Allen ma senza smacco narcisistico, anzi con l'intenzione un po' paracula di procurare un senso di disagio nei suoi detrattori. Beh stavolta la bellona di turno sa parlare (recitare beh è un'altra storia) ed è già qualcosa, e almeno si esprime senza bisogno di cercare un significato nel dizionario dei congiuntivi di Aldo Biscardi. Ceccarini sbandiera tutto il suo rammarico per Qualcuno che non sarà mai, più un'Eddie Murphy scaduto che un Benigni degli antichi fasti, e la storia è quella che è:
il cinema degli "splendidi quarantenni" parla degli scapoli sessodipendenti, dei divorziati con strane corna sopra la testa.
Leo narra vicende come se iniziasse un discorso con quel pubblico che dice di adorarlo, senza la capacità - ma magari neanche l'intenzione - di finirlo. Dalla parte degli uomini, inequivocabilmente
Invia una mail all'autore del commento lineventuno  04/02/2006 13:38:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
MA VA ******....
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  23/08/2006 15:03:07Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Altrettanto