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HAKUCHI - L'IDIOTA regia di Akira Kurosawa

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jack_torrence     9 / 10  22/11/2010 22:40:50Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La trasposizione di un capolavoro della letteratura mondiale è una scommessa difficilissima da vincere; ben che vada, si riesce a restituire un frammento della grandezza dell'opera originaria, in un film dignitoso. Quanto più si è fedeli, tanto maggiore è il rischio di creare un bignami recitato; quanto più ci si scosta, tanto maggiore è il rischio di deturpare la grandezza dell'opera originaria senza aggiungervi veramente qualcosa che ne giustifichi la necessità di avervi fatto ricorso.

"L'idiota" di Kurosawa è forse l'eccezione che conferma la regola.
E tanto maggiore era la sfida, quanto più si considera che questo è un romanzo praticamente anticinematografico, che ruota per intero attorno a una figura immobile, priva di un'evoluzione personale, "perfettamente bella" dall'inizio alla fine, a contatto con la quale sono gli altri ad essere messi alla prova, a uscirne costantemente turbati e stravolti.
Dopo aver visto questo film, ripenserete ai personaggi del romanzo di Dostoevski e rivedrete le scene di Kurosawa. La fedeltà al romanzo è grandissima; più che di fedeltà, forse occorrerebbe parlare di ricreazione. E' come se Kurosawa fosse entrato in possesso dello spirito del romanzo sotto forma di un calco originario; con in mano una sceneggiatura miracolosamente in grado di comprimere in tre ore circa (a seconda delle versioni) l'essenza di un romanzo di 600 pagine, senza smarrirne nulla, "L'idiota" rinasce nell'isola di Hokkaido, sotto una continua tempesta di neve.
Negli interni di queste dimore borghesi hanno luogo alcune delle estenuanti (bellissime) scene dostoevskiane fatte di dialoghi corali infinitamente protratti, vibranti, tesi al massimo dello spasimo fino al rivolgimento dei caratteri e allo svelamento di verità inaudite. Nastas'ja, Rogozin, Myskin, Aglaia. "L'idiota" probabilmente ha un intreccio di base talmente forte da non uscirne sminuito dalla riduzione alle vicende di questi quattro personaggi principali.

La neve in cui Kurosawa ha deciso di immergere la vicenda (abbandonando le caldissime estati dei suoi lavori precedenti) ben fa da correlativo oggettivo al ghiaccio che paralizza il calore del cuore e i sentimenti: ed è una scelta felice anche perché si immaginano le vicende del romanzo ambientate in analoghi inverni oltremodo gelidi, a San Pietroburgo.

L'attore che interpreta Myskin ha un particolare modo di trattenersi il bavero della giacca, con le braccia rattenute in una costante tensione che le blocca in una posizione difensiva, di continua partecipazione emozionale a ciò che avviene attorno a lui.

Un giovane Toshiro Mifune dona a Rogozin l'istintualità dei gesti e il lampo di fuoco nello sguardo che lo rendono indimenticabile in questo ruolo, forse addirittura il migliore fra tanti straordinari.

Molto felice la scelta di fare di Myskin quasi un alter ego di Dostoevski, legando a lui l'aneddoto (che appartiene alla biografia dello scrittore) di esser stato salvato in extremis dalla pena capitale.

"L'idiota" è un film molto parlato, che possiede alcuni momenti altissimi in cui a parlare sono le immagini, in quei silenzi che permettono alle evoluzioni avvenute attraverso i dialoghi di addensarsi entro l'animo dello spettatore del film; per poi riprendere a farsi svelare la vicenda dai volti sempre intensi e straordinariamente espressivi (compreso quello di Myskin, necessariamente fisso in quasi una sola espressione dominante), dei suoi interpreti assolutamente strepitosi.

Questo film è un miracolo: cammina su gambe autonome di grande opera d'arte cinematografica, pur essendo "nient'altro" che l'adattamento di un gigantesco capolavoro letterario.
amterme63  23/11/2010 23:10:07Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Bravissimo Stefano. Splendido commento. Mi fa molto piacere che ti sia piaciuto e che tu non ti sia pentito della visione.
In effetti non è un film "facile". Tra l'altro la durata attuale è quasi la metà di quella effettivamente girata e montata da Kurosawa. L'originale sarebbe stato più "difficile" ma forse più profondo e ancora più vicino alla grandezza del testo di Dostojevskij.