caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

I BASSIFONDI regia di Akira Kurosawa

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Mr.619     9 / 10  08/07/2009 13:46:11Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il cinema kurowasaiano ha una peculiarità importante e rilevante ai fini di un'analisi sintetizzante cine-analitica da non omettere nella sua sub-composizione universale: il ribaltamento ( quasi una sorta di rovesciamento, "role reversal") dei ruoli assegnati ai protagonisti di molte altre delle sue pellicole, i quali stanno, per così dire, ad indicare la multilateralità ( come se fosse un frattale geometrico) ed indenne e sofferente molteplicità delle forme dell'essere ( inclusi i suoi modi di contestualizzazione).Ad esempio, Toshiro MIfune, che in "Yojimbo" ha interpretato un provvidenziale samurai d'oltre-tempo, qui incarna un uomo estremamente disingannato e deluso dalla propria vita che non crede e, ancor peggio, pensa di non essere più in possesso di nulla, e per questo, al termine della pellicola, si potrebbe pure pensare che abbia avuto a ben donde ragione della sua critica alla vita umana.Ma, nonostante il finale, così come il prosieguo della vicenda, sia di stampo chiaramente pseudo-pessimista e, forse, addirittura malinconico ( il tema ricorrente del sake), è mia fortissima opinione che la verità dell'opera in sè risieda invece nella figura principale e "di mezzo" del film, presente in molti altri lavoro dello stesso regista: il messaggero, l'"anghelos" alto e spirituale ( che ha pur sempre vissuto con le esperienze di un qualsiasi uomo privato della sua stessa "presa di auto-coscienza"), pacificante e, almeno in parte, idoneo a risollevare gli animi dei poveri contadini e lavoratori disillusi della comunità, aventi fin troppa paura del mondo esterno e della realtà che potrebbero ( e dovrebbero) affrontare, andando oltre le barriere dell'indifferenza e della minorità mentale dominanti.