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MONICA E IL DESIDERIO regia di Ingmar Bergman

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amterme63     8 / 10  18/09/2010 23:14:15Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ingmar Bergman è senz'altro un regista minimalista, anche se lui consapevolmente non pensava di esserlo. "Monica e il desiderio" è il film che ce lo rende manifesto.
Si racconta infatti una storia banalissima: un semplice innamoramento di due ragazzi adolescenti, che decidono di fuggire insieme da casa e dal lavoro per passare un'estate spensierata insieme. L'illusione dura però poco e i due sono costretti a tornare alla vita normale in città, con in più il fardello di un bambino in arrivo. Tutti i progetti e i sogni s'infrangono in un matrimonio male assortito che termina tristemente. Questa semplice vicenda è raccontata in maniera tranquilla e normale, non ci sono avventure, eventi straordinari o scene drammatiche. L'approccio è anti-romantico.
I protagonisti sono due ragazzi normalissimi che non hanno niente di speciale, non hanno bellezza o qualità speciali. Anzi si cerca di metterne in evidenza i difetti. Monica, la protagonista, non è una cattiva ragazza. Semplicemente non ama avere responsabilità. Vorrebbe vivere nell'abbondanza e nel lusso senza lavorare e senza avere pesi come accudire ad un bambino. Le piace sognare, fantasticare, vivere alla giornata. Ama sinceramente Erik, ma solo fino a che riescono insieme a vivere come in un sogno, come se fossero ancora dei bambini. Poi l'impatto con la vita reale finisce per ridurla a vivere di espedienti, concedendo se stessa a uomini che la usano e basta.
Bergman non infierisce su di lei, anzi ce la presenta trattandola con simpatia e allegria. Non fa altro che mostrarcela per quella che è, nel bene e nel male, senza esprimere giudizi.
Erik stesso è presentato come un ragazzo senza grosse qualità. Bruttino, sempliciotto, timido, si fa facilmente circuire e ingannare da Monica. Niente di ché insomma. La sua personalità, malgrado sia quella più "debole", si dimostra alla fine quella più salda, quella che riesce ad evolvere in senso positivo nei riguardi del reale. A differenza di Monica che vuole tutto e subito, capisce che i sogni si costruiscono piano piano con tanti sacrifici e partendo dal basso.
Questa evoluzione finisce per fargli avere il sopravvento nell'economia del film. All'inizio è il carattere di Monica che risalta come punto di riferimento scenico, poi piano piano la figura di Erik prende sempre più importanza e alla fine è lui il personaggio centrale.
Quello che rende questa storia banale e insignificante un'esperienza estetica che rimane impressa, è la partecipazione umana che Bergman riesce a trasmettere tramite le immagini. All'inizio capiamo benissimo gli stati d'animo dei ragazzi, viviamo con loro il desiderio di ribellarsi e di vivere i sogni. Ogni piccolo stato d'animo è reso in maniera perfetta.
La parte più bella del film è però l'idillio estivo. Intanto l'ambientazione lungo la selvaggia e rocciosa costa svedese è di grande suggestione. Una fotografia perfetta in bianco e nero, angoli di ripresa studiati attentamente, un paesaggio affascinante, fanno venire letteralmente la voglia di partire seduta stante per la Svezia. Ci sono poi delicatissimi primi piani, estremamente semplici ma che esprimono in pieno i teneri sentimenti che legano i due ragazzi. Tutta questa parte è un piccolo capolavoro.
Rappresenta anche il cuore del film, la celebrazione della giovinezza e della spensieratezza, qualcosa da poter vivere almeno una volta e da poter ricordare. In fondo anche l'Erik serio e responsabile del finale in realtà sogna ancora quell'esperienza, vorrebbe ancora avere la Monica di quell'estate vicino a sé. Un delicato e tenero sorriso riflesso in uno specchio, il dolce ricordo di qualcosa di splendido e irripetibile (la metafora della gioventù) conclude in bellezza il film.