Ciumi 9½ / 10 16/01/2010 11:36:03 » Rispondi Prendo come spunto un breve dialogo che avevo affrontato con Gerardo (Geru) sul forum: ovvero sulle corrispondenze tra "Apocalypse now" e il poemetto "La terra desolata" (che è sicuramente uno dei componimenti poetici più importanti di tutto il Novecento) di T.S. Eliot.
E' bene precisare sin da subito che Coppola ne sottace l'aspetto religioso, ma ne riprende la tensione visionaria, totalizzante e ricca di simbologie: quale terra più caoticamente desolata si può trovare se non la giungla vietnamita-cambogiana devastata dalla guerra? Ma è analogamente un paesaggio (post)bellico quello descritto dal poeta, all'alba della prima guerra mondiale.
"Nel mio principio è la mia fine" Comincia con questo motto il secondo dei "Quattro quartetti" di Eliot; con "The end" dei The Doors, il film di Coppola. Un'elica che gira e la natura incendiata. E diversi sono i riferimenti di questo magnifico brano della band californiana a "The waste land": "aspettando la pioggia estiva"; è dunque innanzitutto una grande attesa. Ma vana... "Quasi secco era il Gange, e le foglie afflosciate Attendevano pioggia, mentre le nuvole nere Si raccoglievano molto lontano, sopra l'Himavant. La giungla era accucciata, ritratta in silenzio."
Altro brano citato nella pellicola è la celebre "cavalcata delle Valchirie" di Wagner; compositore che verrà menzionato da Eliot; come Baudelaire, l'artista che meglio ha descritto le mostruosità della metropoli moderna - "città irreale!" - altro grande ispiratore del poemetto. Per non dimenticare Dante: la discesa infernale, dove il fiume, che sappiamo essere ripreso da "Aguirre" di Herzog, potrebbe essere al contempo proprio lo Stige.
"Il fiume non trascina bottiglie vuote, carte da sandwich, O altre testimonianze delle notti estive. Le ninfe sono partite. E i loro amici, eredi bighelloni di direttori di banca della City; Partiti, e non hanno lasciato indirizzo. Presso le acque del Lemano mi sedetti e piansi..."
"Apocalypse Now" attinge da "Cuore di tenebra" di Conrad: “The horror! The horror!”doveva essere l'epigrafe al componimento di Eliot, poi cancellato, tra i tanti tagli apportati allo scritto, dal "fabbro" Pound.
"From Ritual to Romance" della Jessie Weston e "Il ramo d'oro" di Sir James Frazer, sono fonti letterarie primarie de "La terra desolata", così come di "Apocalypse now". E' dunque un viaggio, come quello dei cavalieri della Weston attraverso la terra distrutta, che approderebbe alla conquista del Sacro Graal, d'una verità che invero non sarà mai raggiunta. Kurtz è il detentore presunto di tale verità, tremenda, dalla natura ancestrale. La morte di un dio è un rito che auspicherebbe, secondo il testo di Frazer, ad una nuova fertilità - si veda la bestia scuoiata verso la fine del film - ma che risulterà essere vano. Un punto di non ritorno. Da fuggire per scongiurare una "morte per acqua". Le foto e i rapporti su Kurtz equivalgono agli inintelligibili tarocchi di "The waste land".
E' la sterilità contemporanea in pratica il tema principale di entrambe le opere, e che si staglia soprattutto in virtù del confronto con la primavera, in Eliot, o della giungla rigogliosa nel film di Coppola. "Aprile è il più crudele dei mesi". Stesso dicasi della natura di "Apocalypse now". Si tende ad un'apocalisse nella sua accezione di rivelazione: ma sarà la constatazione dolorosa di un annientamento universale.
"Torri che crollano Gerusalemme Atene Alessandria Vienna Londra Irreali"
"Con questi frammenti ho puntellato le mie rovine Bene allora v'accomodo io. Hieronymo è pazzo di nuovo. Datta. Dayadhvam. Damyata. Shantih shantih shantih"
Ciumi 03/09/2010 19:16:18 » Rispondi Grazie anche qui. Tra l’altro coincidenza vuole che l’altro giorno ho letto i tuoi commenti a Mulholland e Rosemary, m’è balzato l’occhio poiché sono tra i miei film preferiti in assoluto. M’è piaciuto soprattutto quello a Rosemary.
Marco Iafrate 21/01/2010 18:19:20 » Rispondi Eh sì, se lo è chiesto anche un nostro amico in una sua canzone: "quali segreti scoprì in te il poeta che ti chiamò crudele?". Che bel commento!
Ciumi 21/01/2010 19:13:20 » Rispondi Sì sì, conosco la canzone di Guccini. Tutto il brano, non solo la strofa d'aprile, s'ispira secondo me alle "stagioni" di Eliot. Anche l'accostamento di Cristo con la tigre, se non ricordo male, ha origine dal poeta statunitense. Grazie mille Marco.
amterme63 18/01/2010 08:51:09 » Rispondi Sai Maurizio, tutte queste citazioni letterarie, la bellezza visiva, l'atmosfera alluccinata del film colpiscono moltissimo il senso estetico, la superficie delle cose; però a me sono molto spiaciute a livello profondo, quello interiore, quello etico. C'era proprio bisogno di abbellire e nobilitare queste figure che prospettano il ritorno del primitivo, dell'animalesco, del distruttivo? C'era bisogno del ritorno al mito dell'eroe e del superuomo che domina sulla banalità e sulla mediocrita? Di fronte alla distruzione e al disastro moderno non c'è altra soluzione che insediarcisi come sovrano di un novello mondo vergine "primitivo" con i tutti i suoi fascini decandentistici? Più approfondisco la cultura post-1977 e più rimango a bocca aperta da questo piacere, da questa voglia di ritorno al primitivo con tutti i suoi riti ancestrali (cannibalismo, sacrifici umani, miti assoluti, predominio dello scuro e del dominante). Qualcosa che stento a capire e con cui mi trovo spiritualmente estraneo. Apocalipse Now lo vedo soprattutto come un prodotto culturale della crisi etico/morale della fine anni '70 a cui i rimandi culturali servivano come ricerca strumentale di padri nobilitanti. A me questo film ha affascinato molto ma mi ha anche profondamente inquietato. Capisco come possano essere nati spiritualmente i neo nazisti che si sono diffusi a macchia d'olio nelle gioventù proprio delle nazioni che hanno combattutto con enormi sacrifici (quanti morti!!) il nazismo. Scusami lo sfogo Maurizio! Bellissimo commento!
Ciumi 18/01/2010 12:18:54 » Rispondi Figurati, anzi: un bellissimo sfogo!
Sì, effettivamente è venuta a proporsi, nell'arco del secondo novecento, spesso una volontà di cancellare e ricominciare tutto da capo. Dopo i futuristi, che si fecero coinvolgere dall'esuberanza del progresso tecnologico e industriale, s'è creato un atteggiamento opposto, di profonda sfiducia. Probabilmente, gli scenari post-bellici hanno spalancato orizzonti apocalittici, panorami primitivi. Insomma un rifiuto che si manifestava in un regresso: il passato che veniva ribaltato in un ipotetico futuro brado, dominato dai reconditi istinti bestiali, con una totale inversione di rotta. E' sempre una manifestazione di disagio. La presa di coscienza d'un nuovo fallimento umano. Lo sviluppo è coinciso con una maggiore potenza distruttrice, che, come sappiamo, è stata utilizzata e si utilizzerà ancora. Dunque, credo sia normale inquietarsi di fronte a certi argomenti. Mentre, è vero, il primo ad essere colpito in questo film, come in molte altre opere d'arte, è il senso estetico; ma esso non è da intendersi soltanto come un capriccio superfluo, a mio parere, ma come l'opporsi d'una elevata dignità umana alle proprie (e non solo, in primis è la natura che ci osteggia) debolezze.
"ahimé, più veloce d’un cuore cambia l’aspetto d’una città" C. Baudelaire.
VincentVega1 16/01/2010 12:27:43 » Rispondi bene, ti ho perdonato la capra ora. :)