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I DIAVOLI regia di Ken Russell

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     8½ / 10  03/11/2011 15:03:28Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
A distanza di quattro decenni "I diavoli" mantiene ancora immutata la propria carica sovversiva ed anti istituzionale.Non sorprende quindi che sia stato fortemente criticato dalla chiesa e da certa stampa pro-clericale durante la presentazione al festival di Venezia del ‘71,per poi essere distribuito e velocemente sequestrato dalle sale italiane.Il film di Ken Russell è infatti un lungo e delirante rituale orgiastico dal violento impatto tematico e scenografico ,disseminato di personaggi licenziosi e perversi che nella città di Loudon inscenano il grande ed eterno balletto del potere tra stato e istituzioni religiose.
Da una parte un re gaudente da subito sbertucciato nell'incipit straordinariamente eccentrico, in cui viene offerta una versione teatrale ultrakitsch della "Nascita di Venere".Dall'altra,a tessere le trame più meschine, il cardinale Richelieu,risoluto nel voler fare abbattere tutte le fortificazioni urbane allo scopo di rendere così più vulnerabile ogni agglomerato cittadino,onde evitare che i protestanti insorgano di nuovo trovando rifugio inespugnabile dietro le mura.
A Loudon il sacerdote Grandier per tutelare il suo gregge si ribella a questo affronto alla libertà inimicandosi così l'autorità ecclesiastica.Per farlo fuori occorrerà far leva sulle sue debolezze e l'uomo ne accusa parecchie,in particolar modo sfrutta il suo fascino per sedurre le donne più avvenenti della città.
Grandier di primo acchito può essere visto come personaggio a sua volta sacrilego,invece è logica espressione umana, condannabile per via della negazione di quei precetti cui ha giurato fedeltà ma anche assolvibile,in quanto dominato da un istinto connaturato represso da imposizioni assurde.
Il resto dei personaggi è un'accozzaglia deplorevole che per conquistare sempre più potere va contro quella rettitudine sbandierata con somma ipocrisia."I diavoli" è un film ferocemente critico nei confronti degli uomini di chiesa e mai irrisorio riguardo le scritture cristiane,si limita ad una dimostrazione ineccepibile di quanto sia facile manipolare la persone attraverso la fede.Di certo è un film coraggioso nell'eleggere Grandier come un Cristo moderno e tentatore non per altro tradito dai suoi stessi protetti,visto come tale dalla suora di clausura Jeanne ,l'eccezionale Vanessa Redgrave munita di gobba, il cui stato d'isolamento reprime il suo istinto sessuale che esplode furioso in geniali squarci onirici,dove il sacerdote diventa un messia da desiderare carnalmente in un rituale blasfemo.
La pellicola si fregia di un'impostazione di tipo teatrale collocata in scenari dalla severa geometria in cui il contrasto cromatico la fa da padrone,evidenziando una grande originalità architettonica.
Russell sceglie di viaggiare sempre sopra le righe,associa i suoi barocchismi visivi a uno stremante isterismo che sfocia nella pungente dissacrazione degli ambasciatori del verbo divino attraverso sequenze shock come quelle degli esorcismi o nel toccante calvario finale.