caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

I DIAVOLI regia di Ken Russell

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Invia una mail all'autore del commento ilSimo81     9 / 10  15/04/2012 19:56:04Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
[Non ho saputo trattenermi, sono presenti lievi spoilerate]

Derivato etimologicamente dal verbo greco "diaballo", "diavolo" è il separatore, colui che crea conflitto, che divide, che tenta. Ecco il significato profondo del titolo di questo grande film. Perché sì, si parla di possessioni ed esorcismi, ma non v'è traccia di presenze demoniache nella storia narrata: "i diavoli" sono tutti i conflitti che si susseguono nelle trame e nelle vite dei protagonisti.

"I diavoli" è un film sul conflitto.
Il primo conflitto: STORIA. Le vicende sono contestualizzate in un periodo storico caratterizzato dalla continua e reciproca ingerenza tra potere secolare e potere spirituale. Lo Stato francese del XVII secolo, nelle volgari vesti di un re lascivo e superficiale, è retto politicamente dal cinico cardinale Richelieu, uomo di Chiesa che però si occupa in prima persona di gestire i giochi di potere all'interno del regno.
Il secondo conflitto: EROS. L'osceno vortice di lussuria, corruzione e perversione si abbatte su Loudun travolgendo tutti, uomini e donne, chierici e suore, tranne l'unica persona che ha agito con amore sincero e puro. Non per nulla, sarà proprio Madeleine (la sposa di Grandier) l'unica persona che abbandonerà la dannata città di Loudun, orgia peccaminosa da cui ella si allontana, in un metaforico viaggio in cerca di salvezza.
Il terzo conflitto: EGO. Grandier, sacerdote pieno d'orgoglio ed edonismo, fornisce la propria blasfema interpretazione dell'amore cristiano, dandogli i perversi lineamenti del sesso. Sorella Jeanne, una monaca di clausura frustrata e lussuriosa, con le sue menzogne si presta a divenire strumento della caduta di Grandier, decidendo di rovinare l'uomo che ella non poteva avere per sé. Gli uomini di Chiesa (da Richelieu all'esorcista Barrè), ambiziosi e bugiardi, non esitano a calpestare gli uomini per perseguire i propri obiettivi ed innalzarsi alla gloria.

"I diavoli" assume quindi i connotati di una pesante critica.
Una critica rivolta (si badi) non alla religione in sé, ma alla corruzione di quegli uomini e donne che per primi dovrebbero essere difensori della fede e praticanti dei precetti cristiani. E' un violento attacco contro coloro che abusano dello strumento religioso, spogliandolo dell'aspetto caritatevole e salvifico, per renderlo un bastone con cui colpire i nemici, un filo con cui manovrare persone come burattini, un'eretica giustificazione per il proprio peccato.
Al contempo, si intuisce anche la critica del potere laico (colpevole di ingiustificato assenteismo, nel momento in cui esso scende a compromessi con la Chiesa) e dell'uomo in generale: capace di vivere oniriche ed ossessive visioni instillate dal desiderio, capace di compiere orrende depravazioni quando animato da intenti corrotti. L'uomo può essere diavolo, l'uomo può essere dannato. Suggestive le immagini finali: le fiamme del rogo consumano Grandier, ma dalla sua prospettiva l'inferno è tutt'attorno, e sembra che le fiamme stesse lambiscano i suoi concittadini, che ridono di lui bevendo e simulando orge.

Che storia tremendamente attuale.

Dal punto di vista estetico, "I diavoli" è monumentale. Le ambientazioni e i costumi ostentano il barocco elegante e al contempo imponente della Francia del Seicento.
Oliver Reed e Vanessa Redgrave sono magistrali, ma si deve riconoscere che anche le altre interpretazioni sono intense ed appassionate, al punto di sfociare talora in un tono teatrale e melodrammatico (non è cosa spiacevole e neppure anomala, per un film degli anni '70).
Il fattore coinvolgimento è senz'altro notevole. Le vicende impressionanti e il ritmo incalzante portano lo spettatore ad appassionarsi alla trama: tesa, vivace e pure coinvolgente, visto che la storia "sblocca" sentimenti, emozioni e riflessioni.

Imperdibile.