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IO NON HO PAURA regia di Gabriele Salvatores

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kafka62     7½ / 10  25/02/2018 18:26:48Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Io non ho paura" è una pellicola atipica nella filmografia di Gabriele Salvatores, diversa da quelle commedie sulla generazione dei trentenni che l'avevano reso famoso negli anni 80 ma anche dalla recente produzione italiana in generale, e avvicinabile al più a opere singolari come Riflessi sulla pelle di Philip Ridley e soprattutto La morte corre sul fiume di Charles Laughton. Questi illustri accostamenti non devono meravigliare, perché "Io non ho paura" è un film molto bello, con una ambientazione suggestiva e insolita (le giallissime campagne lucane dove l'occhio della macchina da presa indugia sovente, non solo sulle scorribande dei ragazzi, ma anche su un acquazzone pomeridiano a lungo procrastinato, su una notte di luna piena il cui silenzio è rotto solo dal frinire delle cicale, e sui tanti piccoli animali – rospi, bisce, ragni e civette – che al cinema non hanno quasi mai visibilità), con una atmosfera magica e fuori dal tempo che contiene la suspense di un horror movie e il pathos di un racconto di formazione adolescenziale, ma anche molte altre cose ancora (la sequenza surreale in cui i ragazzi, tornati in paese, non trovano nessuno dei grandi nelle case e rimangono da soli al buio, con uno strano ed eccitante senso di libertà; i difficoltosi dialoghi tra Michele e Filippo, in cui il piccolo recluso, prima ancora che un prigioniero da aiutare, è un "diverso" da avvicinare con circospezione e titubante curiosità), e infine con uno sguardo sempre ad altezza di bambino (gli adulti sono tutti personaggi negativi, che giustamente il finale condanna alla perdizione). Molto del merito va sicuramente al romanzo di Niccolò Ammaniti, qui anche nelle vesti di sceneggiatore, ma lo stile esibito da Salvatores è davvero eccellente, capace di oscillare con estrema sensibilità tra descrizioni realistiche sulla realtà meridionale e accensioni lirico-simboliche, e perfino di sopravvivere con dignità a un happy end gravido di tentazioni retoriche (l'arrivo in extremis delle forze dell'ordine, i bambini salvati che si tendono sorridenti le mani, la ribellione alla legge dell'omertà mafiosa che trionfa).