The bitter end 8½ / 10 01/12/2020 22:52:54 » Rispondi Gran bella storia, ben scritta e sceneggiata. La costruzione dei personaggi e l'interpretazione degli attori in particolare sono i punti di forza di questa miniserie, in primis Anya Taylor-Joy (già molto brava in The Witch o Split). Plaudo anche alla durata perfetta del prodotto (sulle 7 ore), pregio non da sottovalutare per una serie media Netflix spesso pletorica di situazioni.
Tra i pochi difetti annovero la scarsa imprevidibiltà (tutte le partite di scacchi terminano come mi aspettavo, forse tranne la finale degli US Open) e l'eccessiva propaganda pro-USA nell'ultimo episodio. Infatti a mio avviso
è pura irrealtà vedere che nel bel mezzo della Guerra Fredda, anche una singola persona di nazionalità sovietica esca di casa e si piazzi per ore davanti al luogo in cui si giocano le partite per supportare la giovane statunitense (e aspettare per chiederle un autografo). Situazione proprio al limite finchè si tratta delle prime vittorie contro il tedesco o il francese ma la finale? Vasily Borgov: il gran maestro sovietico, il più forte scacchista della storia nonchè eroe nazionale sconfitto dalla rappresentate degli Stati Uniti d'America e fuori c'è la folla trepidante per lei? La motivazione "eh ma la maggior parte erano donne ed Harmon era simbolo di emancipazione femminile c'azzecca poco imho considerando il contesto.
Questa situazione in parte mi ricorda quell'orrendo finale di Rocky IV, qui almeno l'esponente russo non è un cattivone, antipatico, dopato e sbruffone super convinto di "spezziarti in due" ma anzi quasi il contrario (il fatto che non si senta superiore ma studi le partite precedenti di Harmon e cerchi soluzioni per batterla ne è esempio)