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CHARLOT SOLDATO regia di Charles Chaplin

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amterme63     8 / 10  24/09/2008 00:02:22Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Chaplin continua però con un’altra grande opera a mescolare abilmente la dura realtà della vita e la fantasia del comico. Nell’ottobre del 1918 esce Shoulder Arms (Charlot Soldato), proprio quando la Prima Guerra Mondiale si stava per concludere e ormai aveva svelato a tutto il mondo la tremenda carneficina e l’orrore che era stata. Imbastire una comica su di un fatto del genere sembrava a tutti i suoi collaboratori una pazzia. Chaplin invece decise di rischiare, convinto che il riso avrebbe spiegato alcuni aspetti della tragedia meglio di qualsiasi film serio. Anche nella guerra si nasconde il ridicolo e l’insensato. Questo equilibrio è raggiunto dando a tutto il mediometraggio un’atmosfera disincantata. L’evento è spogliato di drammaticità e viene disegnato come un’assurda routine. L’assurdità e il comico sta tutto in questo contrasto fra l’atteggiamento dimesso e indurito dall’abitudine dei soldati e il contesto di morte, di precarietà che grava su di loro.

Si comincia subito dissacrando le esercitazioni militari, in generale tutte le imposizioni. Il vagabondo con i suoi piedi storti e con il suo fare imbranato ridicolizza il plotone agli ordini di Tom Wilson (quello che in genere interpreta il poliziotto). La scena poi si sposta nelle trincee, ricostruite in maniera realistica. Il vagabondo sa già cosa serve e si porta dietro trappole per topi e difese contro i pidocchi. Del vitto e dell’alloggio poi se ne fa un quadro proprio pietoso. Senza dire che piove in continuazione, si vive nel fango e addirittura si fa finta che l’acqua che allaga tutto non ci sia e si dorme sott’acqua come se nulla fosse. Non manca il tocco di commozione (sobrio e azzeccato) quando si descrive l’arrivo della posta e quando appaiono visioni nostalgiche di casa. Grazie al comico si riesce a dimostrare che l’eroismo è solo di facciata, in realtà domina la paura. I nemici sono solo descritti in maniera più ridicola e si rivelano pure loro dei poveri diavoli.

Anche in guerra diventa essenziale l’astuzia e la scaltrezza. Chaplin si traveste da albero e riesce a beffare una pattuglia di soldati tedeschi. La scena non si può descrivere, va vista ed è molto divertente. Trova quindi rifugio in una casa semidistrutta abitata da una contadina francese (Edna Purviance), che si prende cura di lui. Questa è una rara occasione nel cinema di Chaplin in cui si usa simbologia cristiana (l’altra è l’inizio del Monello). Edna cura la mano ferita che sembra quella di Gesù trapassata dal chiodo. Sulla parete della casa si intravede un’immagine della ******* con il bambino.
Purtroppo anche qui il finale non è all’altezza. Il vagabondo riesce a catturare nientepopodimeno che il Kaiser in persona, grazie ad una serie improbabile di coincidenze fortunate (ma nel comico si può transigere, se serve a ridere un po’). Questo finale smaccatamente lieto è mitigato da un tocco di ironia. Si scopre che tutta la storia non era altro che il sogno del vagabondo addormentatosi dopo l’esercitazione. Anche qui il sogno appare come l’unico rifugio dove trovare qualcosa di positivo.