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IL MIGLIORE regia di Barry Levinson

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Spotify     7½ / 10  24/10/2017 00:05:04Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Film molto bello con un ottimo Redford sugli scudi. Io non sono mai stato un amante dei film sportivi, e, parto sempre un po' prevenuto nei confronti di questo genere di pellicole. Alla fine, come in altre occasioni, mi son dovuto ricredere, perché "The Natural" è veramente un grande film, coinvolgente ed emozionante.
La trama vede protagonista Roy Hobbs, una promessa del baseball americano. Il ragazzo, cresciuto in una fattoria, inizia a mostrare le sue qualità in giro e comincia a venir notato un po' da tutti, tra cui possibili manager e giornalisti. Un giorno, durante un viaggio in treno, Hobbs conosce una ragazza e tra i due nasce subito attrazione. E' una trappola però, perché, quando la coppia giunge in un albergo, la donna, senza alcun motivo apparente, spara al braccio di Hobbs, tramortendolo. Lei poi si suicida. La carriera del giovane sembra finita ancor prima di cominciare. 16 anni dopo, Roy fa la sua ricomparsa, è ormai avanti con l'età ma la voglia di giocare è la stessa di quando era un ragazzino. Hobbs ricomincia a giocare nei New York Knights, squadra di secondo ordine. Roy mostrerà a tutti il proprio talento e, dopo tanta panchina, porterà i Knights dall'ultima posizione allo scontro finale per la vittoria del titolo. Ma la corruzione e i danni fisici sono in agguato.
Barry Levinson racconta una vera e propria storia sportiva, una storia di morte e rinascita. Il regista fa un ritratto di ciò che, in generale, era lo sport americano ai quei tempi, e cioè bello ed emozionante dal punto di vista della tifoseria e tutto il resto, però, al contempo, pieno di corruzione, ricatti ed inganni. Levinson ci mostra anche le così dette distrazioni, che potevano capitare ad un giocatore una volta che andava sotto la luce dei riflettori, come succede a Hobbs una volta che conosce Memo Paris.
Comunque, quello su cui il director si concentra, è la corruzione, purtroppo presente negli ambienti più svariati come, appunto, quello sportivo.
Il regista però, ci dice anche che tutta questa immoralità, può essere combattuta con l'orgoglio e la dignità, non cedendo mai alle proposte, all'apparenza allettanti, di personaggi squallidi.
Altro tema che Levinson tratta, è quello della rivalsa di un uomo, la voglia di dimostrare, nonostante alcune limitazioni imposte dall'età o altro, il proprio talento, la propria determinazione, il proprio carisma ad un ambiente che sembrava non accettarlo più. Levinson invita tutti noi a non mollare mai i nostri sogni, le nostre ambizioni, e ci dice che se ci mettiamo volontà e impegno, in futuro verremo ripagati.
La caratterizzazione del protagonista è ottima. Innanzitutto, Redford è diretto benissimo. E' fatto calare perfettamente nel ruolo e il regista è bravo anche a mascherare l'età, già all'epoca non più giovanissima, dell'attore. Roy Hobbs è un personaggio grintoso, pieno di stimoli, di determinazione. Non si arrende mai ed è questo che colpisce lo spettatore e lo spinge a tifare per lui. Oltretutto è un uomo buono, mai presuntuoso. Insomma, Levinson fa un bel ritratto dell'atleta in cerca di riscatto.
Il ritmo è scorrevole, più di 2 ore che risultano piacevolissime alla visione. La narrazione è solida, magari fin troppo lineare, non ci sono mai grossi colpi di scena (eccetto un paio negli ultimi 30 minuti), però è sempre intensa, non ci sono mai momenti di noia. Vengono alternati bene i momenti più concitati, ovvero quelli delle partite, e i frangenti riguardanti la vita privata del protagonista.
Le sequenze delle partite sono realizzate con mestiere, non sono al cardiopalma, anzi, forse un po' scontate, però si vede che Levinson è uno dalla mano ferma e che sa fare il proprio mestiere.
Invece, altre scene come quella dove Hobbs frantuma i lampioni con un colpo, sono veramente splendide nonché verosimili.
Molto intenso uno dei momenti finali


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L'epilogo era piuttosto prevedibile, non c'è molto da aggiungere. Conclude degnamente la pellicola.
Grande performance di Robert Redford. L'attore di Santa Monica si cimenta a modo nel ruolo di giocatore di baseball, appare molto a suo agio. In più, incarna altrettanto bene quelli che sono i requisiti morali dell'atleta corretto. Redford regala anche dei momenti piuttosto intensi ed emozionanti, facendo leva su un impeccabile senso dell'espressione. Convincente anche l'interpretazione dei dialoghi.
Altra ottima prova, è quella Wilford Brimley, nella parte del burbero allenatore dei Knights. Un'interpretazione davvero realistica dell'attore, il quale sembra che nella vita non abbia fatto altro. Una parte del merito, va anche allo stesso Levinson, che dirige e caratterizza bene Brimley.
Riguardo le attrici, c'è una Kim Basinger bravissima e bellissima, la quale impersona la classica femme fatale, anche se in una chiave meno "estrema".
Molto bene Glenn Close, i suoi sguardi sono davvero magnetici, pieni di tenerezza. Però, la candidatura all'oscar mi è sembrata un tantino esagerata.
Bella la fotografia, dai toni argillosi, proprio a voler far sentire, lo spettatore sul terreno di gioco.
Meticolosa valorizzazione della scenografia. Il regista rende il campo di baseball puro protagonista della storia, attraverso esso fa capire quanto per i giocatori sia importante questo sport e anche quanto sia complicato.
Molto bella la colonna sonora, trasmette quel pathos in più nei momenti clou.
La sceneggiatura è ferrea, piena di idee. Certamente molte cose sono state riprese dal romanzo di Bernard Malamud, ma tante altre, penso siano frutto della mente di Phil Dusenberry e Roger Towne. Mi è piaciuto molto come si sviluppa l'intreccio tra Hobbs, Paris, il giudice e il corruttore. In questo, c'è una grande chiarezza narrativa e situazioni interessanti. Poi, è inserito benissimo il ritorno di Iris Gaines, la quale ricompare verso la fine dando una bella sterzata alla storia. Infine abbiamo una efficace stesura dei personaggi e dei dialoghi all'altezza.

Conclusione: un bel racconto di sport e redenzione, un'opera che ci invita a non mollare mai, qualsiasi cosa stiamo facendo. "The Natural" è una piccola lezione di vita, e forse, solo per questo, va visto almeno una volta.