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TOKYO FIST regia di Shinya Tsukamoto

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     8 / 10  09/11/2010 10:03:34Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La violenza ed il dolore dileggiano la morte appoggiando la rinascita all'interno di un'alienante società che è moltitudine di menti e corpi incarcerati in palazzoni-alveare,luoghi in cui vite dalla snervante monotonia ciclica diventano chimerici surrogati di esistenze felici,più verosimilmente omologate in un'indolente sopravvivenza accentuata da tonalità glaciali.
Un triangolo amoroso cagiona un folle risveglio di sensi sedati per l'impacciato impiegato Tsuda,la sua compagna Hizuru e il boxeur Kojima, l'impavida vocazione al disfacimento fisico consacrato da pugni,piercing e tatuaggi determina un'uscita da schemi opprimenti cadenzati da un ordinario senza prospettive.Montaggio e regia esaltano il parossismo tipico di alcune produzioni di Tsukamoto,il linguaggio visivo impiegato è molto simile a quello già collaudato in "Tetsuo",adatto nell'immortalare una tenace evasione irrorata dal sangue,glorificata nella frantumazione delle ossa e nella trasfigurazione di maschere sociali grottesche,poste su visi di un'umanità livellata nell'indifferenza.
La materia viene alterata in una mutazione,tema notoriamente carissimo all'autore,che paradossalmente imbruttendo la normalità valorizza la vita attraverso repellenti ammassi di carne tumefatta sfuggiti all'uniformazione ottundente.La negazione della prassi lobotomizzante transita da atteggiamenti punitivi autoinflitti per eludere la gravosità di contesti emotivamente frustranti,plasmati sul nulla, quindi da sconfessarsi con rabbia in quello che è un insolente ma indispensabile oltraggio al proprio essere affinchè la parola vita possa tornare ad avere senso.