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LA LEGGENDA DEL SANTO BEVITORE regia di Ermanno Olmi

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amterme63     8 / 10  06/10/2013 21:48:04Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Indipendentemente dal fatto che si sia credenti o no, "La leggenda del santo bevitore" di Ermanno Olmi rimane un lavoro cinematografico molto apprezzabile e di notevole valore artistico, soprattutto affascina e coinvolge: ha qualcosa che ti cattura, un sottile ma intenso pathos emotivo che penetra nell'animo anche del non credente.
Tutt'ora il significato del film è dibattuto: chi è il signore che si presenta due volte al barbone Andreas offrendogli dei soldi in nome di Santa Teresa di Lisieux? Chi rappresenta? Che significato ha? E poi quanta fantasia e quanta realtà c'è nelle visioni di Andreas quando incontra la ragazzina dai capelli scuri? Gli avvenimenti sono pure e semplici coincidenze, oppure nascondono un disegno ben preciso? Chi è che mena il gioco? Che significato ha il finale? E' un premio o una punizione?
"La leggenda del santo bevitore" è il tipico film in cui le immagini e i fatti rimandano ad altri significati di natura metaforica e spirituale, la cui natura e il cui senso è lasciato alla libera interpretazione dello spettatore. Questo film di Ermanno Olmi ha qualcosa delle atmosfere dei film di Tarkovskij. Anche se non si riesce a decifrare o a capire, rimane però la bellezza delle forme usate, la quale colpisce e rimane impressa.
Per ottenere questo Olmi usa l'espediente di tenere imprecisato il tempo in cui si svolge il film. E' la Parigi degli anni 50 o degli anni 30? L'ambiente e il contorno delle vicende rimane indeterminato e sfumato, allo stesso tempo però caratteristico. Ad esempio i bar, gli alberghi, i negozi, le persone normali sono tipicamente ed essenzialmente francesi. Insomma Olmi è riuscito ad estrarre l'essenza del tempo e del luogo, rappresentandola in maniera concreta e astratta allo stesso tempo. Anche questo contribuisce a far percepire la storia come esemplare, come una novella morale. Poi c'è la rarefazione dei dialoghi e l'allungamento dei tempi e dei ritmi (molto avviene tramite sguardi o contemplazioni, altro "trucco" per portare i significati dal reale allo spirituale o all'emotivo).
Rutger Hauer poi ci restituisce un personaggio molto umano, mite, buono ma debole e che cede alla tentazioni. Andreas è un uomo fondamentalmente buono ma assolutamente poco scaltro e opportunista e quindi è destinato a vedere fallire tutto quello che fa. Eppure nonostante ciò (e forse per questo) alla fine viene "premiato" con la considerazione e l'esaltazione (anche se forse è una magra consolazione che lui nemmeno riesce a percepire).
Con questo film, secondo me, Olmi ha voluto tracciare un suo ideale di perfezione spirituale: una bontà tutta nell'animo, al di là dei comportamenti (Andreas va a *******, è sensibile all'eros, beve smodatamente, ha ucciso un uomo); un ideale che è diverso da quello delle gerarchie religiose ufficiali.
Al di là dei significati, rimane un film molto bello e che non lascia indifferenti.