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IL CATTIVO POETA regia di Gianluca Jodice

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     7 / 10  24/05/2021 10:29:02Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Per essere il film più visto e acclamato dalla Stampa (tutta) io sono il primo a commentarlo. Potrei essere una voce fuori dal coro, perché il mio voto riguarda nello specifico la mastodontica prova attoriale di Castellitto, un D'Annunzio decadente e disilluso che non ci dimenticheremo facilmente. Una prestazione che resterà nella Storia. E il film? Secondo me, merita molto meno. A dirla tutta, senza Castellitto sarebbe andato non oltre una risicata sufficienza. Il regista gira "la Storia" con un rigore stilistico che rasenta il Manierismi, facendone un'opera secondo me troppo ingessata nel suo insieme. Sembra uno sceneggiato tv di Bolchi, ma per fortuna si esula dal cronachismo cinefilo alla Carmine Gallone, magari così traspira quell'aria da coercitivi dominio Fascista, ma è poco. 40 anni fa sarebbe stato accusato forse ingiustamente di ambiguità Ideologica. Il rapporto tra il Poeta e il giovane Federale/confidente mi ha ricordato tanto, troppo quello del Capitano Consolo e la recluta Bertazzi in "Profumo di donna" di Riso. Due cose non mi sono andate giù, la frase sussurrata da D'Annunzio al Duce, "Ti sei scavato la Fossa con le tue mani" come il Fascismo prima della famigerata Alleanza con la Germania Nazista fosse un covo di Colombelle innocue al potere, e la presenza - anche solo la presenza - di Clotilde moglie di un Savoia, che ha la sola colpa, diciamo, di esistere. Potrei dire che il film è nel suo insieme piuttosto noioso, però ha un paio di momenti dove la regia spicca davvero il volo. È il tentativo di denuncia da delatori di un vicino di casa da parte dei genitori del federale - specchio della meschinità Italica - e soprattutto il drammatico ultimo incontro con il Duce alla Stazione di Verona, che sembra una sorta di Incubo Futurista Militante. In questo affondo il meglio di un film secondo me non riuscito, ma che va visto per capire D'Annunzio e, ripeto, per vedere quanto Oltre se stesso si sia spinto Castellitto. Quanto allo stesso D'Annunzio, che non è il mio "pane letterario" leggerò magari con occhi diversi "Il Piacere" senza farmi influenzare dalla mia radicata prevenzione verso la sua Arte.