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SACCO E VANZETTI regia di Giuliano Montaldo

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Invia una mail all'autore del commento anthonyf     9 / 10  26/05/2012 16:03:55Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Uno straordinario film di denuncia-sociale di Giuliano Montaldo, interpretato magistralmente da un carismatico e malinconico Riccardo Cucciolla, un attore di grande professionalità e talento, oggi purtroppo molto dimenticato, vincitore per la sua interpretazione di Nicola Sacco del 'Prix d'interprétation masculine' al Festival del Cinema di Cannes, e da un sempre efficacissimo Gian Maria Volonté, nelle vesti di Bartolomeo Vanzetti. Ai due interpreti italiani, di notevole espressività recitativa, si aggiunge uno spietato e freddissimo Cyril Cusack, nelle vesti del procuratore Katzmann, e un'intensa Rosanna Fratello, nel ruolo della povera moglie di Sacco, Rosa.
Una storia purtroppo dolorosa sin dalle prime scene, triste e crudele, che vuol narrare realmente, senza attenuanti e polemiche, ciò che due italiani dovettero subire per una colpa non commessa nel 1927.
Tralasciando le prove degli attori, a dir poco da brividi, da citare è la ricostruzione minuziosa ed accattivante del processo a Sacco & Vanzetti, nonché l'analisi di fatti relativi al caso in questione, mai trattati prima, come ad esempio, la sparizione dagli archivi del tribunale del fascicolo 'Morelli' o come la scomparsa dell'arma di Mancini dagli archivi della procura generale di New York.
Musiche di Ennio Morricone semplicemente sublimi, che riescono a comunicare direttamente con il cuore dello spettatore, e dialoghi davvero taglienti e notevoli, come per esempio il discorso di Sacco sull'Anarchia o ancor più, come l'Arringa forbita di Volonté, forse una delle poche sequenze dove il grande Gian Maria riesce a riprendersi e ad incalzare Cucciolla, in un immenso duello di bravura recitativa. Doppiaggio eccellente per gli interpreti statunitensi, con il lavoro di voci come quella di Giorgio Piazza, Antonio Guidi e Sandro Iovino.
Epilogo finale massacrante: i volti dei due protagonisti da brividi e dopo l'esecuzione (inevitabile, data la storia), la voce del narratore che dice in tono glaciale: "Come vuole la legge, io ti dichiaro morto".
E con questa sentenza ingiusta, ma purtroppo realmente successa, si chiude il capolavoro di Montaldo.

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