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DERAILED - ATTRAZIONE LETALE regia di Mikael Hafstrom

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     6 / 10  28/01/2006 14:44:55Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un po' Adrian Lyne un po' De Palma ed ecco un film di genere che una volta tanto non sai bene come collocare. I film mainstream assumono connotati sempre meno banali, oppure è il cinema d'autore ad aver assorbito e svelato i meccanismi dell'altro cinema, Di questo film è fin troppo facile dir bene, ha una presa diretta sul pubblico (è coinvolgente quanto basta), è mediamente accattivante, sarebbe un ottimo giallo inedito per la prima serata in Rai o su sky- Appunto: la piattezza del linguaggio paratelevisivo., che sconta inevitabilmente il confronto col grande schermo. Recitazione risibile, per non dire peggio, si alternano "bellone" che tanto belle non sono nemmeno (mai abbastanza per notti al chiar di luna in hotel di infimo squallore) e giovanotti sciapi dai ******** di carta... Eppure il nordico sa modulare un registro meno ovvio di quanto sembri, facendo leva sul parassitismo sociale, e piu' che mai americano Quest'americanizzazione del film, non solo ambientale, colpisce e rimuove in parte i suoi difetti li sconta ma li assolve. Certo non è tanto vetriolica la rappresentazione di un'estabilishment a parte il cinismo manageriale di una collega e poco piu': pero' il confronto con un'uomo di rara antipatia (di quelli che ami veder ricattati anche se solo per finzione) teso a difendere piu' i propri valori economici che quelli affettivi- familiari, qualche momento di efficace cinismo ce l'ha. Oltretutto vista l'abnorme spregiudicatezza del suo alter-ego (Cassel) sei costretto a parteggiare per lui... Dunque la vendetta è un piatto che va servito (quasi) caldo... Insopportabile è prima di tutto Cassel che ancora una volta dà vita a un personaggio ("il francese" mah) che spera inutilmente di ricordare un certo Jean Gabin poi lo specchio delle brame di un'occidentale si attornia di un contorno razziale dove il segno del comando (il bene il male o...?) è dato dal solito deterrente di colore al servizio "usurato" del potere dell'uomo bianco di pur opposte fazioni (il ladro, lo stupratore, il cittadino onesto ma adultero etc.) e da tutto cio' che è la legge, inesistente, deformata nel segno di uno script che sembra scritto da quella canaglia di Edward Bunker. Soprattutto quando le sbarre si aprono e si chiudono nell'epilogo che suona di dolorosa rivincita. Strano film, troppo accattivante per essere ignorato, ma non abbastanza temerario per entusiasmare.Il 6 politico basta e avanza