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MUNICH regia di Steven Spielberg

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gerardo     9 / 10  26/02/2006 22:20:12Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Non temerai i terrori della notte / Non temerai il terrore.
Occhio per occhio
All’occhio un occhio, giudice, / a un dente un dente.
Dente per dente!" *

La vendetta è sempre stato un tema molto frequentato nel cinema, ma probabilmente mai quanto in questi ultimi anni. L’(est)etica dell’occhio-per-occhio/dente-per-dente pervade la dimensione più privata e intima (Tarantino, P. Chan-Wook) e si spande fino a diventare nazionale (quando non nazional-popolare), istituzionale, “patriottica”, anch’essa pregna sempre e comunque di sentimenti e spinte/pulsioni intimistiche forti, incancellabili. È quanto avviene in questo ultimo film di Spielberg dove la tensione emotiva soggettiva diventa – per estensione – quella di un popolo (israeliano) e delle sue istituzioni; una tensione così dirompente e inalienabile che “necessita” la violazione delle leggi – e dei codici civili e morali – volute, approvate e condivise da quelle stesse istituzioni statali. Questo è quanto richiede il primo ministro Golda Meir nella riunione coi vertici del governo e delle forze militari e politiche del paese all’indomani dei fatti di Monaco ’72. In tutto e per tutto una politica del doppio stato: la risposta a Settembre Nero dev’essere, per lo Stato d’Israele, la vendetta, l’eliminazione fisica di tutti i componenti del commando palestinese di Monaco e dei loro mandanti, ma ufficialmente nessuno, soprattutto la comunità internazionale, deve sapere del piano “segreto” attuato dal governo tramite il Mossad. Israele deve mantenere una reputazione di paese “civile”, nonostante la risposta ufficiale governativa si esplichi ugualmente nei territori occupati palestinesi attraverso l’azione militare, i bombardamenti dei villaggi e le stragi di civili arabi. La risposta ufficiale forse pertiene al concetto di “legittima difesa” dello Stato d’Israele (bisognerebbe conoscere le disposizioni del diritto internazionale per giudicare tale azione, anche se oggettivamente e moralmente resta una condotta criminale). Ma Israele vuole di più: la vendetta spicciola, per lavare col sangue arabo il sangue degli ebrei morti a Monaco. La vendetta come deterrente al terrore e come sistema di terrore. Per uno stato piccolo qual è Israele, come afferma il capo del Mossad, è importante farsi sentire e far valere la propria forza all’interno e agli occhi del mondo.
Di fatto la rappresaglia pianificata dal Mossad utilizza una cellula di uomini “ignoti”, sotto copertura, di concezione terroristica: questi uomini non devono essere riconducibili né al Mossad né ad Israele.
La missione inizia sotto il segno di una forte convinzione ideologica e patriottica: tutti i componenti della cellula vendicatrice sentono di dover compiere il loro dovere come un’esigenza personale in nome di Israele e dell’intero popolo ebraico. È da sottilineare il ruolo centrale rivestito dall’idea di famiglia, nel film: il protagonista, Avner (Eric Bana), è costretto ad abbandonare la sua – come, del resto, fanno anche gli altri compagni di missione –, con una moglie prossima al parto e dei genitori anziani, nonostante proprio dalla madre venga il più grande, cieco, incitamento all’azione terroristica condotta dal figlio in nome della più ampia famiglia israeliana. Il nuovo nucleo familiare è ora quello della cellula. I rimandi a questo concetto sono comunque continui: il “pulitore” della squadra parla di un figlio morto nel ’67, presumibilmente nella guerra dei 6 giorni. E per Avner la famiglia, meta sempre ambita, avrà un ruolo infine salvifico. Spielberg inserisce frequentemente nel film ambiti familiari lacerati o in qualche modo sconvolti dal conflitto, compresi quelli degli atleti sequetrati e uccisi e, dall’altra parte, dei componenti del commando palestinese: è un segno tangibile di trasversalità delle conseguenze della guerra. E il dialogo tra nemici è relegato a un incontro tesissimo, fortuito, imbarazzante (che storicizza equamente un conflitto che sta per dispiegarsi tragicamente di lì a breve), tra Avner e il palestinese che occupa la sua stessa abitazione ad Atene: la Palestina ha una voce che può parlare ed esprimere le sue ragioni di lotta, prima che venga stroncata dall’imminente azione militare israeliana.
Nell’avvitarsi sanguinoso della spirale di vendetta, rappresaglie, controrappresaglie ingigantite in un complicato intrico internazionale, nel quale vengono coinvolti, via via, i servizi segreti di mezzo mondo, CIA e KGB naturalmente su tutti, la coscienza di Avner inizia a porsi dei dubbi sull’efficacia e la moralità dell’azione: i capi palestinesi uccisi vengono di volta in volta sostituiti da altri come loro, forse anche più determinati, e il conflitto innescato pare non avere più fine. Ora che la cellula della missione non è più così ignota, coi compagni persi qua e là in Europa, anche Avner inizia a temere per sé e per la sua famiglia. Il Mossad è soddisfatto dell’azione portata avanti dal gruppo, ma preme che si porti avanti fino alla fine, anche se non ha più senso continuare: Israele vuole che la sua vendetta sia “biblicamente” completa, definitiva.

*CCCP, Maciste contro tutti
Massimiliano73  08/03/2006 00:42:55Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
E la peppa!
gerardo  09/03/2006 22:03:35Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Scioè in ghe senzo?