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I SEGRETI DI BROKEBACK MOUNTAIN regia di Ang Lee

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julian     8½ / 10  04/02/2009 15:27:18Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Si è molto discusso di Brokeback Mountain ultimamente, specie per quel fastidioso episodio della censura da parte della Rai che ha tolto al film gran parte della sua essenza. Un fatto che non fa che confermarci definitivamente, se mai ce ne fosse bisogno, la chiusura mentale dell'Italia, il conservatorismo e il benpensantismo dilagante che ci tiene relegati in una condizione di arretratezza estrema rispetto a tutta l'Europa.
E tralasciamo pure che il direttore di Rai 2 si sia giustificato dicendo che i tagli erano stati effettuati prima, chissà da chi, senza che nessuno se ne accorgesse.
Il film, letto come un'opera rivoluzionaria, è un capolavoro.
Ma rivoluzionaria non solo per il trattamento quanto mai esplicito dell'argomento tabù dell'omosessualità, bensì anche per aver riportato alla ribalta un genere decaduto, il western, colonna portante del vecchio cinema hollywoodiano, sotto vesti nuove.
La questione è la stessa che sottolineai a suo tempo nel commentare La morte corre sul fiume: entrambi i film compiono un miscuglio di generi ardito e questo senza intaccare la dignità di nessuno di essi, pur riscrivendone daccapo i canoni.
Anche qui si può fare un paragone con la letteratura: da sempre chiunque si sia cimentato nella poesia si è dovuto confrontare con i modelli originari, quelli inimitabili. Così gli autori greci non potevano ignorare il modello Omero, confinato in una torre eburnea, irraggiungibile nella sua grandezza, ed erano costretti a reinventare i generi o a percorrere altre strade.
In poche parole chi è venuto dopo ha cercato la gloria nell'originalità e nella creatività.
Ed ecco quello che fa Ang Lee. Il western di una volta è tramontato, John Ford, Peckinpah e le altre tappe fondamentali del suo lungo percorso evolutivo sono pallidi ricordi. Egli ha tra le mani una storia di cowboy (anzi sheepboy) un pò particolare, che non può essere raccontata nel modo classico.
E allora è qui che si giustifica pienamente il cambio di rotta, è qui che sta il colpo di genio, è qui che sta la grandezza del film.
I rudi cowboy coraggiosi con lazo e mani leste vengono sostituiti da due personaggi miseri, senza futuro nonostante la giovane età, profondi e, specie nel caso di Ennis, introversi.
Il loro isolamento dal mondo civile li porta ad un rapporto sempre più intimo del quale sono testimoni solo le montagne. Si vede da subito come questo cozzi fragorosamente contro lo stereotipo del cowboy virile (si pensi a John Wayne !).
Eppure la loro virilità non viene messa mai in dubbio, persino le scene di sesso comportano tensione, scontro fisico, violento come potrebbe esserlo una scazz.ottata tra puri Yankee.
Dell'omosessualità non si vede l'aspetto effeminato, quello che prevale nell'immaginario collettivo, ma più che altro un aspetto inedito: la casualità, l'imprevedibilità dell'evento che può travolgere chiunque, anche l'individuo di provata fede eterosessuale.
Altra nota: il film, tra i tanti generi, comprende anche il sentimentale naturalmente (capovolto, perchè non si tratta della solita coppia donna-uomo), ed è a mio parere uno dei più intensi di tutti i tempi: l'amore impossibile, che non conosce spazio nè tempo, tra due uomini costretti a fornirsi una copertura nella società omofoba in cui vivono.
Tutti questi particolari ne faranno di sicuro un film di culto e, statene certi, un giorno sarà questo il modello da imitare.
Mi pare che non ci sia altro da dire.
Un grande carme bucolico con una silenziosa e poetica spettatrice: la natura.