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THE RED SHOES regia di Yong-gyun Kim

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Cagliostro     7 / 10  28/07/2006 15:58:06Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Curiosa rivisitazione in chiave moderna della fiaba di Andersen "Le scarepette rosse", The red shoes è un film di buona qualità e di discreta fattura, che merita di essere visto. La storia, a mio giudizio e contrariamente a quanto ho letto nei precedenti commenti, è ben dosata e alterna efficaciemente sequenze veloci con qualche c.d. "immagine shock" e momenti d'introspezione e di caratterizzazione dei personaggi che consentono al film di restare sempre in bilico fra la pellicola horror ed il thriller psicologico. La trama presenta indubbiamente alcuni buchi narrativi e il ricorso a vari cliché del cinema di genere, che tuttavia non disturbano e che vengono sanati dalla buona qualità della regia, della scenografia e delle musiche. Queste tre componenti sono state capaci di creare atmosfere più che discrete.
Ma, al di là del plot narrativo, quello che mi è piaciuto è il contenuto metaforico della storia, ben simboleggiata da questo paio di scarpe che, essendo oggetto di desideri, di vanità, di superbia e di gelosia, diventano il sibolo di una piaga insita nella natura umana e capace di manifestarsi in una qualsiasi epoca e in una qualsiasi società. Non a caso il film si articola su due differenti verità: quella del presente relativa alla vita privata e sociale della protagonista che vive in una Seul ormai libera dal regime, e quella del passato relativa alla storia delle scarpe rosse (che poi rosse non sono per niente, ma è proprio nella scelta del titolo che si manifesta il più elsplicito riferimento alla fiaba di Andersen) più che alla storia delle donne che le hanno possedute e che se le sono contese. Quindi non si tratta di un mero film horror né di un semplice thriller psicologico, quanto piuttosto di una bella metafora di un male umano e sociale che può essere circoscritto con due parole: invidia e gelosia. Emozioni e degenerazioni che il regista ha saputo ben manifestate attraverso immagini a volte truculente, ma mai splatter, oscure e tetre, a volte persino rovesciate, così come è "alla rovescia" la psiche di alcuni personaggi.
A tutto ciò si aggiunga che la regia è assai elegante e raffinata. Le scene di danza sono una accurata ricerca di bellezza e di armonia che si trasforma in un piacere e in una festa per gli occhi dello spettatore. Così come è elegante ed intelligente, oltre che bella, l'immagine della protagonista che, scoperto il tradimento del marito, indossa le scarpe di colore blu elettrico, che erano indossate dall'amante dell'uomo durante il tradimento: la protagonista le indossa e si mette di fronte alla specchiera, composta da un vetro centrale e due ali laterali, si guarda e si avvicina al vetro dello specchio centrale fino ad appoggiarvi contro la fronte; in quel momento il suo volto, tanto tormentato quanto lo è la sua anima, è ripreso da tre diverse angolazioni.
The red shoes è un film che consiglio caldamente a chi cerca qualcosa che vada al di là di un semplice film d'intrattenimento. E' in assoluto il migliore fra i quattro film horror che ho visto nell'ultima settimana (Fragile, Hostel, Saint Ange).