caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

A PROPOSITO DI SCHMIDT regia di Alexander Payne

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
hghgg     7 / 10  07/12/2014 17:03:27Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Nel complesso, nonostante qualche banalità sparsa e una sceneggiatura non particolarmente interessante, devo dire che il film non mi è affatto dispiaciuto. Payne si dimostra già qui molto attento e delicato nel narrare della vecchiaia, della solitudine e di semplici avvenimenti della vita, gli manca però quella solidità narrativa e quella maturità che troverà poi realizzando un film meraviglioso come "Nebraska". Nebraska che è terreno di partenza e di epilogo anche in questo film, che attraversa poi mezza america durante il viaggio del protagonista verso la dimora della figlia in Colorado, a Denver.

La regia di Payne è quella secca e precisa di un narratore sensibile e capace ma privo di guizzi particolarmente validi; però davanti alla macchina da presa ha Jack Nicholson, uno che non c'è nemmeno bisogno di dirigere perché va avanti da solo come un treno.

E infatti è un grande Jack Nicholson a tenere in piedi tutto il film, da solo, perché (a parte Kathy Bates negli ultimi 40 minuti) gli altri attori sono figure di scarso rilievo, con personaggi poco interessanti e senza spessore. Fa tutto lui, con una prova di grande maturità artistica, un'interpretazione che in maniera misurata coglie tutte le sfumature del personaggio, di certo ben scritto e pensato. Una prova mai sopra le righe che riesce a dimostrare tutta la versatiltà di Nicholson e tutta la sua straordinaria capacità espressiva, decisamente ben visibile anche quando non fa il fuori di testa. Anche in interpretazioni come questa l'espressività e la mimica di Nicholson sono incredibili, da manuale della recitazione del livello più alto. Certo non sarà la sua prova migliore ma è di sicuro una prova recitativa impeccabile, capace da sola di valorizzare due ore di film. Si, sono del partito "Jack Nicholson non è bravo solo quando fa il matto". Un'interpretazione carismatica, commovente e sentita, più che degna dell'immenso attore che è stato (ora si è pensionato, con grande intelligenza).

Peccato che Nicholson non sia supportato da una sceneggiatura davvero solida ed interessante. Si alternano momenti piacevoli e delicati ad altri troppo forzati, banali o semplicemente poco interessanti, dei riempitivi, ed è un peccato. Lo stesso viaggio in camper alla ricerca di se stesso che Schmidt compie nella prima parte del film non riesce a risultare abbastanza coinvolgente e sentito nonostante abbia i suoi bei momenti.

Molto carina l'idea dell'utilizzare come confidente del protagonista il bambino africano adottato a distanza a cui Schmidt racconta le sue peripezie in varie lettere, è forse l'idea migliore del film; ed è proprio Ndougou (mi pare si chiamasse così) il "protagonista" del finale, che magari è un po' telefonato e lacrimevole, ma diretto da Payne in maniera abbastanza convincente da risultare piacevole e poi c'è Nicholson che riesce a rendere commovente un'ultima scena che nel complesso non è certo da manuale del cinema.

Impossibile guardare questo film e non pensare alla sua versione più matura e riuscita che è "Nebraska", impossibile guardare quest'ultimo e "About Schmidt" e non pensare alla "Straight Story" di Lynch, con i vari rimandi, similitudini e differenze.

Una piacevole commedia agrodolce (molto più agro che dolce) e una discreta riflessione sull'anzianità, sulla vita nella sua fase più avanzata, su ciò che un uomo lascia dietro di se, sulla solitudine e la ricerca di un affetto.

Comunque non uno dei migliori film di Payne, il suo viaggio alla ricerca della propria maturità artistica era appena cominciato.