Manticora 8 / 10 19/01/2021 20:30:10 » Rispondi Sicuramente oltre ad essere il film più ambizioso di Cimino i Cancelli del Cielo è anche il più incompreso. Non mi dilungherò sulle problematiche che hanno portato la pellicola ad essere un clamoroso flop commerciale e critico. Penso semplicemente che all'epoca il film arrivò in un contesto in cui la critica al mito della frontiera americana e del farsi da sè rappresentò un atto d'accusa verso la nascita di una nazione che si reggeva su sfruttamento, oppressione, violenza e razzismo. Il film certo non ha una narrazione facile, la prima parte della laurea a Cambridge dura parecchio ma è necessaria per introdurre i personaggi. Sia il protagonista Kristofferson che John Hurt, anche se il secondo alla fine rimarrà una mera comparsa
un alcolizzato ai margini della vita, ucciso nell'assedio finale all'accampamento da un proiettile mentre farnetica ubriaco
Comunque il salto temporale arriva alla fine del secolo nel 1890 alla fine del mito della frontiera e alle migrazioni di massa che portano immigrati poveri e disperati ad occupare le terre invase dal bestiame. Nella parte centrale purtroppo il film perde ritmo e Cimino si concentra forse troppo sulla storia d'amore tra Isabelle Huppert, giovanissima e Averill. L'incomodo è dato da Christopher Walken spasimante della ragazza che è comunque senza timore e disinibita d'altronde è prima di tutto una prostituta, che però accettando i pagamenti in bestiame per le sue grazie e di quelle delle sue compagne incita i coloni immigrati a rubare capi di bestiame. Indubbiamente la regia di Cimino è solida, nonostante le a volte troppe parentesi il regista costruisce le inquadrature in maniera sublime, senza troppi fronzoli e gestendo anche grazie alla luce naturale i maestosi paesaggi che più di una volta sembrano costituire dei quadri in movimento. Il finale con lo scontro campale tra i coloni e i killer dell'associazione degli allevatori rappresenta lo spartiacque tra ricchi e poveri che sono disposti a massacrarsi a vicenda pur di sopravvivere a scapito dell'altro. Non c'è eroismo, redenzione o happy and
dietro a degli improvvisati mantelletti mobili i coloni avanzano fino allo stremo sotto il fuoco dei killer mentre i primi cercano di snidarli lanciano innumerevoli candelotti di dinamite. E un massacro inutile per entrambe le parti, che alla fine si ritirano entrambe sulle proprie posizioni
perde la ragazza Elle, uccisa in un imboscata a tradimento, anche se lo stesso capo dei allevatori viene colpito mortalmente da Averill.
Infine c'è l'ultimo stacco temporale che ci porta a vedere un Averill invecchiato che vive nel lusso ma in una sorta di esilio dorato sopra una nave personale, con la vecchia fiamma dell'università. Bello l'intermezzo della musica che ogni tanto fà capolino, il Danubio Blu di Strauss risuona come main theme. In definitiva un film che nei suoi alti e bassi rappresenta comunque la magnifica visione di un regista outsider che i ha aimè lasciato.