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I CANCELLI DEL CIELO regia di Michael Cimino

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elio91     10 / 10  20/08/2012 15:47:01Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ho a casa un orologio a muro che è fermo da, credo, una settimana e mezzo all'ora 12:30 spaccate. Non so perché non lo faccio aggiustare ma di certo non è la pigrizia, solo vederlo cosi immobile mi da un'idea strana. Vedere segnare un'orario del genere quando è già passato da un pezzo o quando deve ancora arrivare, che sia PM o AM a mia scelta, mi rassicura quasi in un certo senso, e allora lo lascio cosi com'è.

Ora che ci penso (sto mentendo, in realtà ci ho ragionato un bel pò prima di scriverlo nel commento) quell'orologio si è fermato dopo che ho visto per la prima e unica volta Heaven's Gate, la versione integrale (o almeno cosi dicono) di tre ore e mezzo vista da pochi (?) privilegiati. Ma non è una metafora, davvero le lancette si son fermate e davvero io non voglio toccarlo come se a rimetterlo a posto il tempo, inesorabilmente, me la farà pagare con tutti gli interessi di questo mondo. Centra in questi pensieri, inconsciamente (me ne rendo conto adesso) proprio la visione di quest'opera colossale sul tempo, sulla memoria, sul rimpianto.
Storia.
Storie.
Ma di quelle che nessuno vuole raccontare perché fanno male, perché ci ricordano quanto gli errori dei padri ricadano sui figli e quanto il tempo sia tiranno se non sappiamo cogliere al volo le occasioni...

Heaven's Gate condivide con C'era una volta in America di Leone la riflessione sul Tempo. Sono simili sotto questo aspetto. Purtroppo la similitudine si ferma qui, ovvero nell'ambito tematico perché il (capo)lavoro di Cimino ne ha passate poi tante, ma talmente tante da essere considerato da qualche imbecille il peggior film della storia del cinema (Leone ebbe successo in Europa e anche in America con la versione voluta da lui dopo lo scempio del montaggio lineare).
In verità, a prescindere che l'eccesso strabordante votato allo spreco e alla magniloquenza di qualsiasi attimo fissato su pellicola sia qualcosa che già rende i Cancelli un'opera unica, come tale è bugiardo anche chi dice che in rapporto ai costi della produzione e all'incasso il film si è rivelato un fallimento totale e per questo va annoverato nelle classifiche dei worst movie of all time. Non è vero, è l'ennesima bugia hollywoodiana.
Ci sono fin troppe luci e ombre (più ombre che luci) sul monumentale ed infernale film. C'è l'ombra di un America che, figurarsi, non avrebbe mai accettato una distruzione sistematica del mito Americano e per questo massacrò addirittura di "incomprensibilità" (ma si può?) i Cancelli; c'è l'ombra della United Artist che da sempre naviga(va) in brutte acque pur con i tanti film di successo, e decise di finanziare un film anti commerciale come questo sapendo perfettamente cosa rischiava, e quindi unendosi dopo lo sfacelo alla MGM. C'è l'ombra, infine, delle ombre che sono sicuro hanno cospirato contro la pellicola, se ne sono serviti per i loro interessi economici. Non posso credere che dopo soli tre giorni un film venga ritirato dalle sale, pur con tutta l'eccessività che comporta, non poi QUESTO diretto da un Cimino che arrivava da un successo unico e che tutti, sono sicuro, aspettavano. Non fatico a credere che la versione tagliata, stuprata e ridotta (con finale da tutti vissero felici e contenti) abbia poi dato la mazzata finale. Eppure non stanno in piedi le scuse che i Cancelli del Cielo sia più un lavoro da europeo e come tale appetibile a quel mercato piuttosto che a quello a stelle e strisce: non ci credo.
La verità è che Cimino si è ritrovato suo malgrado all'interno di vari interessi, ha voluto girare un qualcosa di apocalittico e pur notando le avvisaglie sicuramente ha preferito finire il suo lavoro piuttosto che rinunciare.

Cinema apocalittico. Apocalypse. Coppola e Cimino, in definitiva cosi lontani e cosi vicini. Il primo ha finito la sua apocalisse filmica sul Vietnam appena un anno dopo il successo del Cacciatore, e fu un successo straordinario di critica e pubblico. Il secondo dopo il Vietnam ha scritto la sua Apocalisse e l'apocalisse del cinema, decretando la morte dell'autore totale a Hollywood e nel cinema in generale, quello che dirige kolossal costosissimi con carta bianca. Ad entrambi il periodo post-vietnamita non ha fatto bene visto che Coppola poi portò al fallimento la Zoetrope con "Un sogno lungo un giorno". Cimino non si è più ripreso, ha diretto altri film meritevoli ma sempre con incassi sciagurati e,diciamolo pure, immeritati.

A prima vista, ciò che colpisce di Heaven's Gate è la mole mastodontica di ogni ripresa, le sequenze di massa, il dilatarsi del tempo nell'incipit di gioventù, e nell'infinita parte centrale in cui si sviluppano le trame dei vari personaggi e degli immigrati contro cui viene legalizzato praticamente l'omicidio da parte degli allevatori capitalisti. Per arrivare ad un epilogo che si riallaccia in maniera tremenda con il prologo, ribaltando la situazione nella vecchiaia, nel decadimento del corpo, nei rimpianti di una vita diventata puro limbo (Kristofferson, in mezzo al mare, con la sua ragazza di gioventù ora donna buttata su un divano con cui pare non avere alcuna passione; è morto anche lui, sono morti tutti).
Il tempo procede inesorabile, questo è tutto. E le scelte lo sono altrettanto, inesorabili e definitive. La scelta di Cimino di fare un film tanto estremo, la scelta di Averill di non agire e poi di agire quanto è forse tardi, la scelta di Ella tra due uomini che ama in maniera troppo grande alla stessa maniera, la scelta di Nate che deve decidere da quale parte stare visto che ognuna (Ella, l'amico Jim, i datori di lavoro) esclude l'altra. Non si torna indietro.
Colossali le scene di battaglia nell'ultima ora (parlo della versione di tre ore e mezza, lo ricordo). Altrettanto scioccanti i cambi di tono, dai balli lenti nel salone dei Cancelli paradisiaci a quelli infernali di una battaglia all'ultimo sangue e all'ultimo omicidio. Muore anche la morale, muore l'etica, muore tutto il west, genere (il western) che è sempre stato connotato geograficamente (e qui lo è), a sua volta mitico o decadente ma mai, e ripeto mai, cosi intrecciato alla storia USA, alle magagne e alla morte di qualsiasi stilema o preconcetto del classico film western. Morte e lenta apocalisse del cinema. Grazie Cimino, il cinema ti ringrazia per essere stato l'agnello sacrificale, non il primo (Welles), non l'ultimo ma uno dei pochi che ci ha messo il coraggio e gli attributi.

E forse, alla fine, l'orologio lo farò aggiustare. Non voglio farmi illusioni.