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TRE PIANI regia di Nanni Moretti

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Fidelio89     8 / 10  30/09/2021 14:56:01Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il nuovo film di Nanni Moretti non è piaciuto a nessuno, tranne che a me. Il che mi fa capire, ancora una volta, di quanto io sia fuori dal mondo (da questo mondo, perlomeno). Distrutto sostanzialmente da tutti, salvo rare eccezioni, persino dai critici francesi che da sempre lodano la sua opera. Questo film è destabilizzante, estremo, un oggetto stranissimo, non-cinema allo stato puro, molto distante da ciò che è stato il suo cinema lungo quarantacinque anni di attività, seppure con delle assonanze nemmeno troppo sottolineate agli antichi suoi vezzi. Con questo film è come se Nanni Moretti celebrasse il funerale al suo cinema, quindi anche a sé stesso. Un gesto estremo, che in più hanno interpretato come autolesionismo deteriore. Può esistere un autolesionismo non deteriore? Per me sì e si chiama "Tre piani".

Non so se tutte le critiche negative che gli stanno arrivando addosso siano "scempiaggini", d'altra parte non faccio troppa fatica a comprendere le ragioni che hanno spinto la pressoché totalità dei morettiani (gente pure un po' infantile nella sua seriosità, diciamocelo) a disconoscere il loro beniamino che li ha traditi. Sì, confermo, questo film è un tradimento, ai suoi fan, alla critica, agli spettatori, ma soprattutto è interessante perché è un tradimento al Cinema. Restano da capire i motivi che hanno spinto la maggioranza delle persone a detestarlo, che poi sono gli stessi che invece me lo fanno amare. Forse un po' li ho capiti. Intanto mai avrei pensato di poter vedere una scena di sesso in un film del pudico Moretti, per di più girata in questo modo (non dico come). Mai avrei pensato di poter vedere in un suo film una scena con

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER. Mai avrei pensato di sentire Gigi D'Agostino nella colonna sonora di un suo film.

L'operazione di sottrazione, devitalizzazione di ogni scena è totale e devastante. Questo film non ha nulla a che vedere con ciò che è il cinema e soprattutto con il cinema degli ultimi vent'anni. Più che ad Haneke e Almodovar, diversamente da come s'è scritto a sproposito, "Tre piani" guarda ai melodrammi strappalacrime dei dimenticati Mario Bonnard e Raffaele Matarazzo, con la differenza sostanziale che il film è stato girato dalla mano di Nanni Moretti! Se fosse stato realizzato negli anni '40, al posto di Scamarcio ci sarebbe stato Amedeo Nazzari. "Tre piani" è un atto inattuale, l'antitesi della modernità e della postmodernità: non esistono televisori, gli smartphone vengono usati solo per telefonare, le adolescenti piacenti hanno il pelo pubico e

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER, i bambini giocano ancora con le matite colorate e le segreterie telefoniche sono ancora attive. Ad un certo punto appaiono persino due vetuste valigie classiche (proprio così, non sto parlando dei trolley!)

I detrattori contestano a Moretti l'incapacità di leggere la realtà. Ma costoro non capiscono (non vogliono capire) che a Moretti la "nostra" realtà non interessa, non la vuole vedere, e nel film precedente a questo ("Mia madre") affida queste parole a Margherita Buy (non è un caso che "Mia madre" e "Tre piani" si concludano con un primo piano della Buy quasi simile, con la sola differenza interno/esterno). In diverse recensioni ci si chiede se la recitazione compassata, anedonica e indolente di tutti gli attori sia una scelta voluta o frutto di imperizia tecnica. Rispondo io, perentoriamente: la prima.

Un altro elemento da segnalare, è l'uso quasi sperimentale del montaggio, nonché l'adozione di diverse dissolvenze in nero che rendono l'insieme ancora più straniante, ancora di più se pensiamo che il mood "film televisivo di Rai 1" è costantemente presente. Roy Menarini, a tal proposito, pur non avendo apprezzato pienamente il film, è l'unico tra i commentatori che abbia saputo identificare questa doppia anima: da una parte il cinema italiano normalizzato e addomesticato di stampo televisivo degli ultimi vent'anni, dall'altra un uso tra lo strano e lo straniante di un linguaggio quasi criptico, quasi sospeso in una bolla, che in più punti a me ha ricordato lo stile di un altro regista, non a caso molto criticato ma che a me piace moltissimo: Paolo Franchi.

Questo film non piace per una ragione molto semplice: intestardendosi su una strada (la sua è solo "la sua strada") antinaturalistica, finisce per scontentare sia i fan di Moretti, completamente privati per la prima volta della sua riconoscibilissima ironia, sia lo spettatore comune, abituato a ritmi veloci, architrame standardizzate con "approfondimenti psicologici" magari ben fatti (specie nelle serie televisive), con tutti i pesi e i contrappesi piazzati al posto giusto, ma che in fondo hanno una sola funzione: intrattenere gli anziani (o i giovani, nel caso delle serie TV).

Sono serio, ho trovato tutto questo scioccante. Secondo me solo tra molti anni capiremo se "Tre piani" sia stato l'unico passo falso della carriera di Moretti o se il suo peso rivestirà una funzione fondamentale nell'economia della sua opera. Per il momento mi fermo qui. Questo film, non essendo Cinema, merita tutto il mio rispetto.