Goldust 5 / 10 12/11/2021 17:58:07 » Rispondi La terza stagione di "Designated Survivor" è targata Netflix e lo si nota subito dal modo più spregiudicato di dire e fare le cose: puntate leggermente più lunghe ma dimezzate nel numero, sesso ostentato e molto più presente del passato, linguaggio più "colorito". Se fosse solo per questo - dopo aver detto fin troppe cose, e non tutte bene, nelle due stagioni precedenti - la serie non avrebbe nessuna difficoltà a portare avanti i propri eventi incentrati sulla possibile rielezione del presidente Kirkman / Sutherland, tra scandali politici e colpi bassi di ogni sorta. Il problema è che sceglie di dirle nel modo più pesante possibile, ovvero facendosi paladina di un palese messaggio politico - sociale progressista che finisce per anestetizzare lo spettatore medio che magari vorrebbe solo godersi un serial di azione / dramma come si deve. Non che nelle stagioni passate non si fossero affrontati determinati argomenti ma qui si calca la mano in modo esagerato: immigrazione, diritti gay e transgender, fine vita, lotta alle case farmaceutiche, suprematismo bianco, disastri pandemici, non c'è sequenza che metta al riparo il fruitore dall'affrontare questi temi. Tutti importanti, ovviamente, ma che messi in fila in questo modo creano alla lunga una patina quasi ammorbante che fa rimpiangere la schiettezza meccanica delle serie precedenti. Altro punto a sfavore, la sorte riservata ad una figura cruciale delle stagioni precedenti come l'agente Hannah Wells di Maggie Q, qui relegata ad una sottotrama completamente slegata a quella principale ma soprattutto
destinata ad una morte stupida, proprio lei che aveva salvato il Presidente e la Nazione con vari atti di coraggio in missioni temerarie, financo talvolta implausibili.
Neanche l'introduzione dei nuovi personaggi riesce a dare la scossa narrativa che forse ci si aspettava: ognuno va un pò per la sua strada ( il nuovo Capo di Gabinetto specialmente ) e la serie perde di interesse puntata dopo puntata per chiudersi quasi nell'indifferenza. Un peccato.