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VITA DI O-HARU, DONNA GALANTE regia di Kenji Mizoguchi

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Ciumi     9½ / 10  01/11/2010 11:54:36Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
In una soavità spirituale, con i suoi delicati piano-sequenza, con le sue figura umane che si muovono lentamente, musicali, Mizoguchi è come se guardasse il calvario terreno del suo fantasma di carne - della donna, umiliata e comprata dal maschio, venduta dal padre, scacciata dal figlio - da una finestra che s'apre proprio dal seno di lei gentile; spiega da lì egli il tessuto illustrante la triste storia di una vita che attraversa il Giappone, poi il mondo patriarcale, le religioni anche; e ne diviene emblema il luogo sacro, il tempio delle statuine dei santi, tutte raffiguranti uomini, tra le quali riconoscere i volti dei compratori, degli sfruttatori, dell'amore decapitato e degli amanti crudeli, senza pregare: - da maschio a maschio, da padrone a padrone, più il ricordo si addentra, e più s'incupisce invece che rischiararsi: declassata, presa col denaro, costretta a dare un erede, infamata, ingannata, prostituita, negata alla vita monacale, né i ritorni a casa in famiglia le offriranno rifugio e poi... rifiutata anche dagli uomini, quale vecchia pùttana, esule senza pace, sdegnata e allontanata dal figlio ora occupante un rango elevato.

Le illusioni, favolistiche che nel cammino a tratti si accenderanno, si ribalteranno in uno spietato realismo, come l'episodio della 'cenerentola senza nei', o la chiamata a palazzo del figlio... Ma è davvero senza nei la donna di Mizoguchi. Stoica, serva, graziosa, mai abbandonando la propria compostezza, ella porta muta una saggezza che l'uomo non conosce, dal quale sembra aspettarne la domanda per rivelargliela, sentimentale, forse promessa che nella redenzione della donna si nasconde quella dell'uomo... che però egli sembra ignorare, o magari non vuole sapere, e che ne "I racconti della luna pallida" ella sussurrerà all'amato, martire, soltanto dopo la morte, mite e fisicamente lontana come la luna, e com'essa pura... ma soltanto dopo altre notti, altri abbandoni, altre violenze subite.