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RANCHO NOTORIUS regia di Fritz Lang

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amterme63     7½ / 10  25/09/2011 11:56:22Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Fritz Lang mette il suo grande mestiere al servizio del genere western. Ne viene fuori un film secco, asciutto, misurato. Come suo solito nel periodo americano, Lang tende a rinserrare la storia in pochi luoghi, dando al film un’atmosfera claustrofobica e alla vicenda qualcosa di ineluttabile. Le scene girate in esterni sono poche, le panoramiche sui paesaggi western si contano sulla punta delle dita di una mano (fa eccezione solo la panoramica finale, molto bella). E’ girato quasi tutto in interni e molti sono i dialoghi. Le azioni e le avventure sono poche. Si punta soprattutto sui conflitti psicologici dei personaggi, sulla descrizione della loro storia, delle loro vicissitudini, della loro lotta contro il mondo e il destino avverso (temi molto comuni nella filmografia di Lang). I sentimenti sono espressi in maniera molto trattenuta e controllata.
La mancanza di spettacolarità e di azione continua è ricompensata appunto dal realismo umano. Tanti personaggi di bovari, di gente di paese che vive di ricordi, sono molto realistici e danno l’impressione di verità. Anche le amarezze, le delusioni, le infelicità, le incertezze, le lotte interiori dei personaggi principali sono assai realistiche e costituiscono la forza, il valore del film.
Nella storia del western questo film segna l’indebolimento dell’equazione buono=persona onesta, cattivo=fuorilegge. Qui i termini buono e cattivo attraversano le distinzioni fra persona perbene e persona dedita al crimine. Buono e cattivo diventano questioni di animo, più che di comportamento legale. E’ il filo conduttore di tutti i film di Lang da M in poi: mai condannare a priori un “delinquente”, mai considerarlo un oggetto da distruggere. Tutti siamo un risultato di problemi, vicissitudini, sbagli, tutti portiamo dietro una nostra storia e come tale va conosciuta prima di essere giudicati.
Per il resto è il solito classico di Hollywood dai modi gentili ed edulcorati. Buone le recitazioni. Marlene Dietrich si trova a suo agio nel ruolo della donna dominante e padrona (novità per il genere western: Ambra apre la strada al personaggio di Vienna in “Johnny Guitar”) e sembra un po’ di rivedere l’Angelo Azzurro. Ma in questo film vive comunque di luce riflessa. Lang le concede (per fortuna) un solo unico primo piano flou.
Questo è uno dei primi film western in cui si fa sentire una certa atmosfera crepuscolare.