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LUIGI PROIETTI DETTO GIGI regia di Edoardo Leo

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Godbluff2     7½ / 10  23/04/2022 12:39:04Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sincero, sentito, appassionato. Un bel documentario/ricordo quello di Leo sul grande Proietti. Si vede che è fatto da un suo allievo e fan, con il velo del rimpianto per un progetto iniziato con Proietti e portato a termine come omaggio postumo all'artista.
Mantenendo come centro tematico il Capolavoro di Proietti e Lerici "A me gli occhi, please" il documentario affronta una bella carrellata, piuttosto esauriente, della carriera di Proietti. Ben evidenziata è la sua straordinaria versatilità, la completezza del suo repertorio, la capacità di alternarsi in "media" differenti dello spettacolo (teatro, cinema, televisione, doppiaggio e persino musica) e in generi, stili e tipologie differenti di un singolo "media" (dalla commedia al drammatico, dal cinema comico a quello impegnato, dal teatro d'avanguardia a quello popolare di Garinei e Giovannini passando per Shakespeare) mantenendo sempre alta la qualità delle sue proposte, delle sue interpretazioni e delle sue idee.
Proietti è passato dal teatro sperimentale del 101 ad "Alleluja brava gente" poi è tornato all'avanguardia con "La cena delle beffe" insieme a Carmelo Bene. Stesso eclettismo anche nelle sue prove cinematografiche, anche se non si è mai affermato come attore "di punta" nel cinema di quegli anni, ci sono diverse chicche nella sua carriera sul grande schermo.
Dopodiché, l'unione e la sintesi perfetta della sua apertura mentale e della sua sciolta versatilità, del suo talento liquido, la fusione tra il teatro sperimentale e quello popolare con "A me gli occhi, please". L'affermazione anche cinematografica, quello stesso 1976, con "Febbre da cavallo", conferma il 1976 come il suo anno "zenit". E di lì proseguendo con molti altri spettacoli e progetti interessanti, il Brancaccio, il Globe, il suo laboratorio di recitazione, "I Sette Re di Roma" ecc,
Tra i momenti più interessanti del documentario, un filmato che riprende Proietti e Fellini al lavoro sul doppiaggio del "Casanova", dove Gigi doppiò magistralmente Donald Sutherland. Tra le cose che magari mancano (ma non è che Leo potesse mettere ogni singola cosa fatta da Proietti, ovvio) in ambito doppiaggio avrei citato l'impressionante, difficilissima interpretazione che Proietti fece doppiando il Robert De Niro inarrestabile di "Mean Streets".
Poi ovviamente, il rapporto forte d'amicizia con Vittorio Gassman, una collaborazione artistica e umana che credo sia iniziata (il documentario non da date precise) verso la fine degli anni '60 e da lì non si è mai fermata (so che fecero assieme anche un "Edipo Re" a teatro nel 1981, per la regia dello stesso Gassman) Bellissimo vederli insieme, in più occasioni; vederli scherzare assieme improvvisando in quella scena di totale realismo nello splendido "Un matrimonio" di Altman, dove formano un'accoppiata meravigliosa, ad esempio. O nella citata "Tosca" di Luigi Magni (quella di "Nun je da retta Roma" che diventerà un classico del repertorio di Proietti nei suoi spettacoli fin da "A me gli occhi...") e in tante altre occasioni.
Non manca nemmeno il Proietti barzellettiere, non una cosa da poco, visto che il sottoscritto considera Proietti uno dei due figuri capaci di farmi digerire una barzelletta (l'altro è Walter Chiari).
Con momenti così, e uno sguardo il più possibile esaustivo sulla carriera di Gigi Proietti, il documentario/omaggio di Leo è davvero piacevole, un ottimo ricordo di un artista completo, capace di slanci di puro Genio (si, si, il Genio, questa è voluta) e garanzia di divertimento di immancabile qualità, che si trattasse di vederlo al cinema o a teatro, con il faro di una meraviglia come "A me gli occhi, please" che illumina più di ogni altra cosa.