Dom Cobb 8 / 10 03/04/2022 03:00:14 » Rispondi I "Troppo Cattivi" (The Bad Guys), una pittoresca banda di criminali composta dal peggio del peggio del mondo animale (Mr. Wolf, Mr. Shark, Mr. Piranha, Mrs. Tarantula, Mr. Snake), viene colta in flagrante durante un tentato furto. Per salvarsi dalla galera fanno finta di rigare dritto, approfittando del sostegno del criceto miliardario e filantropo Professor Marmellata, ma mentre la maggioranza della banda pensa già a tornare alle vecchie abitudini, Mr. Wolf inizia ad avere dei ripensamenti... La DreamWorks, che all'inizio si era imposta come ideale concorrente di una Disney all'apice del successo, ha avuto i suoi alti e bassi nel corso degli anni e di recente è caduta in un ristagno alquanto preoccupante, dal quale neanche i terzi capitoli di certi suoi franchise di maggior risonanza sono riusciti a salvarla. Questo "Troppo cattivi" è un ottimo modo per tornare in carreggiata: non solo rappresenta un divertimento assicurato per un pubblico di tutte le età, ma forse anche il miglior prodotto DreamWorks dai tempi di "Mr. Peabody e Sherman" (o per quelli a cui è piaciuto più di me, dai tempi di "Dragon Trainer 3). Non è niente di rivoluzionario, anzi a livello narrativo è tutto più o meno già visto, ma quello che perde in originalità lo acquista nel carisma dei personaggi e nello stile visivo. I cattivi del titolo sono forse il gruppo di protagonisti più affiatati, simpatici e ben assortiti della filmografia dello studio, alla pari con il cast dei vari "Madagascar", che ricalcano figure già note in un certo cinema di genere ma capaci nonostante tutto di intrattenere con gusto e carichi di una vitalità contagiosa, con Mr. Wolf a fare da George Clooney della situazione.
Spassosa la gag ricorrente dello squalo maestro di travestimenti capace di ingannare chiunque mettendosi solo un paio di baffi e la sinergia fra Mr. Wolf e la Foxington risulta naturale e credibile, tutt'altro che forzata.
Aiuta il fatto che siano supportati da una scrittura all'altezza, sebbene qua e là faccia capolino un umorismo di bassa lega con una o due situazioni che francamente si sarebbero potute evitare. Sebbene i temi trattati, se i cattivi soggetti sono tali per natura, o come prodotti della società e se sono o no in grado di cambiare, non siano nuovi (la stessa DreamWorks li aveva già affrontati in "Megamind"), si riesce comunque a toccare alcune questioni morali con un loro perché, a mio parere anche in modo un po' più soddisfacente.
Ho particolarmente apprezzato il fatto che alla fine, nonostante i cattivi siano riusciti a redimersi, accettino comunque di andare in prigione assumendosi la responsabilità di crimini passati che hanno effettivamente commesso. Non è come nel sopra citato "Megamind", dove dopo una vita intera di crimini al protagonista viene perdonato tutto per aver sconfitto un altro villain (creato da lui, tra l'altro). Molto stimolante anche la conversazione fra Mr. Wolf e la Foxington sull'opera d'arte fatta letteralmente di rifiuti, con la considerazione che "anche la spazzatura può produrre qualcosa di bello".
Ma a fare la differenza sono lo stile e i toni: il film prende chiara ispirazione da un certo cinema di genere, facendo il verso agli Ocean's di Soderbergh e a pellicole come "Le iene", una cosa che si nota da subito nella tarantiniana scena d'apertura in un unico, ininterrotto piano sequenza. Questo gli conferisce un'atmosfera unica e diversa da altre pellicole dello studio, complice delle animazioni stratosferiche: per la prima volta la DreamWorks mette da parte la CGI più tradizionale e segue la via tracciata da "Into the Spiderverse" con un look più bidimensionale, una palette di colori accesissima e animazione dei personaggi assai espressiva. Il risultato, unito a un montaggio serrato e un ritmo sostenuto, da vita a uno spettacolo da lasciare sbalorditi, dove balzano all'occhio alcune sequenze d'azione dal notevole impatto.
Il salvataggio dalla prigione e l'inseguimento finale, dove i personaggi in azione si riducono quasi a chiazze stilizzate di colore mentre la telecamera li segue in soggettiva, sono tutte da godere.
Perciò, in fin dei conti, "Troppo cattivi" fa il suo dovere in modo più che soddisfacente, purché uno non si aspetti il capolavoro del secolo. Si tratta di semplice, divertente, onesto intrattenimento, capace di far passare un'ora e quaranta in un battito e di veicolare un messaggio per i più piccoli senza farsi sdolcinato. Potrà non entrarvi nel cuore, ma è impossibile volergli male.