Mauro@Lanari 5 / 10 31/01/2023 11:22:02 » Rispondi Leggo che sarebb'una vicend'autobiografica e che Maria Sodahl non intendesse girare un cancer movie. Eppure per oltre metà lungometraggio è come rivedere "Amour" d'Haneke ma con la protagonist'affetta da tumore al cervello e con lo stile delle produzioni Zentropa: stesso dramma d'una morte incipiente in un contesto d'alta borghesia (lei va a letto col rossetto). Poi è anche vero che la centralità della malattia lascia il posto all'analisi del rapporto di coppia e a una romantica schiettezza, tuttavia onestà e realismo si scontrano con una regia che non rinuncia a esibire un talento formale fuori luogo e qualche ricatto emotivo: https://quinlan.it/2022/05/13/hope-2019/ Tra parentesi: in Europa esiste più qualcuno che non sia borghese o che comunque non vorrebbe esserlo? Una volta che la maieutica marxista sconfigge la falsa coscienza, non s'è forse scoperto che gli sfruttati si disinteressano a uno shift paradigmatico e desiderano piuttosto la loro parte/fetta/quota nella struttura neoliberista? La socialdemocrazia non si baserebbe s'un'antropologia refutata?